mercoledì 6 luglio 2016

RADICAL FACE, PARKER MILLSAP, TRAVIS


RADICAL FACE (2016) The Family Tree - The Leaves




Terzo e migliore capitolo in cinque anni (dopo The Roots e The Branches) della trilogia che Ben Cooper ha scritto ed interpretato per descrivere la storia di un'immaginaria famiglia americana dell'800, i Northcotes. Come nei precedenti la voce malinconica e sussurrata di Cooper si accompagna ad arpeggi di chitarra acustica, pianoforte, sezione ritmica, archi elegiaci e tenui inserti elettrici ed elettronici. Il rimando immediato è il folk-pop di Sufjan Stevens con il suo progetto sui singoli stati dell’Unione: non altrettanto geniale, ma decisamente da consigliare.
Voto Microby: 7.8
Preferite: Everything Costs, The Road To Nowhere, Rivers In The Dust




PARKER MILLSAP (2016) The Very Last Day


Folk-blues-country-gospel miscelati in modo istintivo e focoso da un giovane dell'Oklahoma (al terzo album) che interpreta i suoni della tradizione americana avendo bene in testa e nel cuore la lezione del rock'n'roll. Voce roca ed appassionata, bella scrittura, suoni che dosano bene pieni e vuoti a sottolineare che le radici americane sono state nutrite di dolore e fatica ma anche di solidarietà e coraggio, di pietas ma insieme di entusiasmo e fiducia nel futuro. Strumenti tradizionali al servizio di un album che suona roots in modo sincero e moderno, straconsigliato a chi già ama questi suoni ma anche adatto ai più giovani che volessero approcciarsi ai variegati suoni delle origini degli USA.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Hades Pleads, Pining, Heaven Sent



TRAVIS (2016) Everything At Once


All’ottavo album gli scozzesi guidati da Fran Healy mostrano di non aver dimenticato come scrivere melodie brillanti, ma nello stesso tempo disegnano una distanza incolmabile tra i fasti dei primi tre album (imperdibile per chi scrive il terzo, The Invisible Band, del 2001, una delle vette del tardo brit-pop che subiva le prime trasformazioni ad opera dei Coldplay) ed i lavori successivi, tutti carini ma alla fine innocui. In Everything At Once purtroppo il colpo d’ala tentato poggia sugli arrangiamenti, che dimostrano l’attuale scarsa personalità del gruppo, perso ad inseguire i suoni degli ultimi Coldplay, i più deteriori ma che piacciono molto agli americani. Peccato, perché la penna di Healy, pur non da applauso, non ha ancora perso l’antica abilità. Per cuori infranti nei telefilm per teenagers.
Voto Microby: 7
Preferite: Idlewild, 3 Miles High, Strangers On A Train

 
 












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