domenica 17 luglio 2016

THE MONKEES


THE MONKEES (2016) Good Times!




Mai avrei pensato di recensire in tempo reale un album dei Monkees, meno che meno di segnalarlo tra i migliori dell’anno. E invece conviene drizzare le orecchie perché i tre ultrasettantenni superstiti (dopo il decesso per infarto nel 2012 di Davy Jones, il belloccio, lead vocal ed unico inglese della band, troviamo nei soliti ruoli il batterista Micky Dolenz, il bassista Peter Tork ed chitarrista Michael Nesmith, l’unico titolare anche di una successiva carriera da solista di discreto valore) firmano a mio parere il loro disco migliore di sempre. I più giovani avranno solo sentito parlare del lustro (1966-1971) in cui la band americana, il prototipo della boy-band costruita in studio con attori non-musicisti (eccetto Nesmith) che prestavano solo l’immagine e suonavano in playback, rivaleggiarono in notorietà addirittura con i Beatles (nel 1967 riuscirono perfino a vendere più album di Beatles e Rolling Stones insieme!), e la contrapposizione con gli scarafaggi fu alimentata ad arte, così come leggende, aneddoti, gossip ed il grande successo della serie TV tra il ’66 ed il ’68 (io ero tra quelli che non perdeva una puntata! Il plot era quello di un complesso formato da 4 amici che tentava, ovviamente senza mai riuscirci tra peripezie varie, di ottenere il successo dei Beatles) contribuirono massicciamente al mercato (75 milioni di dischi venduti complessivamente) ma anche alla scarsa considerazione che la critica musicale ha sempre riservato al gruppo. Eppure, al momento di celebrare il 50° anniversario dall’esordio con il solito piano di lavoro (l’interpretazione, ora possibile dopo anni di studio degli strumenti, di canzoni appositamente scritte per loro ai tempi e rimaste nel cassetto), ecco presentarsi una schiera di insospettabili fans che si onora di scrivere per il trio: Paul Weller (Jam/Style Council), Noel Gallagher (Oasis), Andy Partridge (XTC), Rivers Cuomo (Weezer), Ben Gibbard (Death Cab For Cuties), oltre ad Adam Schlesinger (Fountains of Wayne) che si propone alla produzione. La conferma che The Monkees non sono stati solo la risposta commerciale americana alla beatlesmania, o i papà di New Kids On The Block, N’Sync, Jonas Brothers, Take That, One Direction, o il prologo della musica da MTV, ma anche una band inaspettatamente influente sulle generazioni ed i generi successivi (non solo come intuibile il power-pop, ma anche il garage-beat, il punk-pop, il surf, il northern soul per dirne alcuni). Good Times!, a 50 anni dai fasti giovanili, è scritto benissimo (ok, non da loro, ma come sempre da fior di penne!) e suona fresco, ispirato, divertente e soprattutto attuale (quanti giovani gruppi derivativi sixties-oriented incensiamo ad ogni album, e perché non farlo ora che gli originali ci offrono una prova di valore senza far leva sulla nostalgia?). Il mio disco per l’estate.
Voto Microby: 8
Preferite: You Bring The Summer, She Makes Me Laugh, Good Times!  

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