BLACK
JOE LEWIS (2017) Backlash
Matt
Collar di All Music Guide introduce Black Joe Lewis & The
Honeybears in questo modo: “An Austin-based band that mixes funky,
‘60s-style R&B,
stomping electric
blues, and
garage
aggression in equal parts”. Andrea
Trevaini del Buscadero precisa (ma sottostimando l’influenza
garage): “1/5 di James Brown, 1/5 di Swamp Dogg, 1/5 di Screamin’
Jay Hawkins, 1/5 di Andre Williams, 1/5 di R.L. Burnside”. Concordo
con entrambi anche se, continuando il gioco del cocktail, al posto di
Andre Williams ci metterei la forza selvaggia del blues di George
Thorogood (peraltro citato da Trevaini) ma non dimenticherei la
sporcizia delle garage-bands bianche di fine ’60 e l’hard-blues
di Jimi Hendrix, Yardbirds, Bad Company, Thin Lizzy, Mountain,
Steppenwolf. Per un parallelo più recente, azzarderei che se Jon
Spencer Blues Explosion propone garage sound dalla forte impronta
blues, Black Joe Lewis propone R&B con importante attitudine
garage (ed è l'influenza che maggiormente distingue il texano da
tutti gli altri soulmen). Peccato che dopo due albums strepitosi come
Scandalous (2011) ed
Electric Slave (2013)
il nostro non riesca a ripetersi: solo compositivamente, perché
formalmente è sempre brutto, sporco e cattivo, ma di una rabbia
stavolta poco controllata se non a tratti eccessiva e monomorfa. Ma
chi cerca energia troverà pane per i suoi denti.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Global, Nature's
Natural, Maroon
DEAD MAN WINTER (2017) Furnace
Se è piuttosto comune per gli artisti in genere
trasporre in opera i sentimenti successivi alla rottura di un rapporto d'amore, e capaci spesso nella disperazione di produrre capolavori, questa sembra la regola per i musicisti. E così anche Dave Simonett, il leader della band (di Duluth, Minnesota, città natale di Bob Dylan) folk/alt-country Trampled by Turtles (ma che per la produzione personale sceglie il moniker Dead Man Winter, con Furnace arrivato al terzo album) è giunto il momento del break-up record. Che è di matrice country-rock come lo poteva essere The Band meno elettrica o i primi Wilco meno alternative, con una voce dolente che mi ricorda quella di Danny McNamara dei brit-poppers Embrace, ma la cui atmosfera generale non è solo sofferta, ma anche positiva e variopinta. Nulla di nuovo, ma tutto buono.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Red Wing Blue Wing, Danger, Destroyer
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