martedì 21 marzo 2017

BLACK JOE LEWIS, DEAD MAN WINTER


BLACK JOE LEWIS (2017) Backlash




Matt Collar di All Music Guide introduce Black Joe Lewis & The Honeybears in questo modo: “An Austin-based band that mixes funky, ‘60s-style R&B, stomping electric blues, and garage aggression in equal parts”. Andrea Trevaini del Buscadero precisa (ma sottostimando l’influenza garage): “1/5 di James Brown, 1/5 di Swamp Dogg, 1/5 di Screamin’ Jay Hawkins, 1/5 di Andre Williams, 1/5 di R.L. Burnside”. Concordo con entrambi anche se, continuando il gioco del cocktail, al posto di Andre Williams ci metterei la forza selvaggia del blues di George Thorogood (peraltro citato da Trevaini) ma non dimenticherei la sporcizia delle garage-bands bianche di fine ’60 e l’hard-blues di Jimi Hendrix, Yardbirds, Bad Company, Thin Lizzy, Mountain, Steppenwolf. Per un parallelo più recente, azzarderei che se Jon Spencer Blues Explosion propone garage sound dalla forte impronta blues, Black Joe Lewis propone R&B con importante attitudine garage (ed è l'influenza che maggiormente distingue il texano da tutti gli altri soulmen). Peccato che dopo due albums strepitosi come Scandalous (2011) ed Electric Slave (2013) il nostro non riesca a ripetersi: solo compositivamente, perché formalmente è sempre brutto, sporco e cattivo, ma di una rabbia stavolta poco controllata se non a tratti eccessiva e monomorfa. Ma chi cerca energia troverà pane per i suoi denti.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Global, Nature's Natural, Maroon



DEAD MAN WINTER (2017) Furnace


Se è piuttosto comune per gli artisti in genere trasporre in opera i sentimenti successivi alla rottura di un rapporto d'amore, e capaci spesso nella disperazione di produrre capolavori, questa sembra la regola per i musicisti. E così anche Dave Simonett, il leader della band (di Duluth, Minnesota, città natale di Bob Dylan) folk/alt-country Trampled by Turtles (ma che per la produzione personale sceglie il moniker Dead Man Winter, con Furnace arrivato al terzo album) è giunto il momento del break-up record. Che è di matrice country-rock come lo poteva essere The Band meno elettrica o i primi Wilco meno alternative, con una voce dolente che mi ricorda quella di Danny McNamara dei brit-poppers Embrace, ma la cui atmosfera generale non è solo sofferta, ma anche positiva e variopinta. Nulla di nuovo, ma tutto buono.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Red Wing Blue Wing, Danger, Destroyer





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