THE
MEN (2018) Drift
Chi
conosce i The Men punk/hardcore degli esordi li dimentichi,
così come chi li ha apprezzati nella versione blue collar
rock/garage ’60 di Tomorrow’s Hits (2014). Conservi invece
la chiosa della recensione di quell’album sul nostro blog: “tutto
suona come una calda e riuscita dichiarazione d’amore al rock del
passato”. Perché Mark Perro e sodali imbastiscono una sorta di
compilation autografa dei disparati generi musicali che
evidentemente hanno nelle corde. Così i nove brani in scaletta
vestono nell’ordine gli abiti 1. Post-punk/No wave alla Gang of
Four/James Chance 2. Pop alla 10CC/Todd Rundgren 3. Krautrock alla
Gong 4. Folk-rock acido westcoastiano alla Hot Tuna/Jefferson
Airplane 5. Acoustic ballad da Laurel Canyon 6. Proto-punk alla
Stooges 7. Raga lisergici alla It’s A Beautiful Day 8. Psych-rock
desertico tra Giant Sand e Friends of Dean Martinez 9. Cantautorato
alla Tim Buckley. Confusi? La band di Brooklyn non sembra, perché la
qualità media dei brani è davvero buona, e se manca la coesione
(per nulla inseguita dal gruppo) si acquista in varietà: come le
musicassette di autori vari che, tanto tempo fa e distanti dalla
logica delle hits, registravamo per gli amici o per ascoltarle in
auto. Chi è cresciuto musicalmente tra gli anni ’60 e gli ’80
apprezzerà.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Rose On Top of The World, Secret
Light, Killed Someone
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