LUCINDA
WILLIAMS (2020) Good Souls Better Angels
Per chi scrive Lucinda
Williams, 67 anni ed ora al 14° album in studio, è la migliore
singer-songwriter americana dell’ultimo quarto di secolo.
Affermazione forte, ma non siamo in pochi a pensarla così. Partita
nel lontano 1979 col folk-blues
sudista (nata in Louisana ma cresciuta tra Mississippi, Texas e
Arkansas) di Ramblin’
ed evoluta con paragoni a Townes Van Zandt in un dark-country
dalle sfumature blues e soul fino alla meraviglia di “americana”
Car Wheels On A
Gravel Road (1998),
dopo 22 anni ed una serie di eccellenti lavori in continua
trasformazione/evoluzione torna a collaborare con il produttore di
quel capolavoro, Ray Kennedy, ed insieme al marito Tom Overby,
co-autore di molti brani, pubblica ora il
suo disco più rock.
Affiancata dalla potente band che l’ha accompagnata dal vivo
nell’ultimo lustro, grazie ad essa riesce ad apparire meno dolente
e rassegnata nel dipingere i consueti ritratti personali e pubblici,
locali ed universali del malessere quotidiano, che affronta con la
depressione che l’accompagna nella vita ma che stavolta vince con
una rabbia appassionata ma controllata, con la voce più dolente ed
aspra, amara ed abrasiva di sempre. Il timbro vocale ruvido, pigro,
nasale che la caratterizza è immediatamente identificabile, e per i
pochi detrattori che non lo sopportano risulta un ostacolo
idiosincratico. Se non siete tra questi, oltre alla qualità
compositiva ed alla varietà delle canzoni sarete storditi dalla
muscolare e corrosiva prestazione di Stuart
Mathis,
fantastico chitarrista elettrico che con distorsori, slide, wah-wah e suoni
sporchi tra rock, hard blues e psych richiama le sferragliate
abrasive di Jimi Hendrix e dei Crazy Horse, dando un’impronta
torbida e rabbiosa alle composizioni. Evoluzione efficace ma
inaspettata da parte della Williams, che negli ultimi album si era
invece avvalsa delle altrettanto preziose ma diversissime chitarre
jazz di Greg Leisz e Bill Frisell. Evidentemente l’artista non
vuole prescindere da chitarristi di grande personalità, ma con Good
Souls Better Angels
dimostra che un impianto rock è più nelle sue corde rispetto al
jazz (a mio parere, l’unica escursione non riuscita della sua
carriera è stata quella collaborativa nell’album Vanished
Gardens del
jazzista Charles Lloyd, anno 2018). Chi in questo difficile momento
preferisce affidarsi a suoni levigati e rassicuranti, freschi e
leggeri stia alla larga da GSBA (ma si astenga anche da tutta la
produzione della Williams). Chi cova rabbia sopita e nasconde ferite
non ancora rimarginate, faccia emergere la prima e lenisca le ultime
immergendosi in questo grande disco di rock intenso, emozionante,
viscerale.
Voto
Microby: 8.7
Preferite:
You
Can’t Rule Me, Man Without A Soul, Shadows & Doubts
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