lunedì 18 maggio 2020

LUCINDA WILLIAMS


LUCINDA WILLIAMS (2020) Good Souls Better Angels

Per chi scrive Lucinda Williams, 67 anni ed ora al 14° album in studio, è la migliore singer-songwriter americana dell’ultimo quarto di secolo. Affermazione forte, ma non siamo in pochi a pensarla così. Partita nel lontano 1979 col folk-blues sudista (nata in Louisana ma cresciuta tra Mississippi, Texas e Arkansas) di Ramblin’ ed evoluta con paragoni a Townes Van Zandt in un dark-country dalle sfumature blues e soul fino alla meraviglia di “americana” Car Wheels On A Gravel Road (1998), dopo 22 anni ed una serie di eccellenti lavori in continua trasformazione/evoluzione torna a collaborare con il produttore di quel capolavoro, Ray Kennedy, ed insieme al marito Tom Overby, co-autore di molti brani, pubblica ora il suo disco più rock. Affiancata dalla potente band che l’ha accompagnata dal vivo nell’ultimo lustro, grazie ad essa riesce ad apparire meno dolente e rassegnata nel dipingere i consueti ritratti personali e pubblici, locali ed universali del malessere quotidiano, che affronta con la depressione che l’accompagna nella vita ma che stavolta vince con una rabbia appassionata ma controllata, con la voce più dolente ed aspra, amara ed abrasiva di sempre. Il timbro vocale ruvido, pigro, nasale che la caratterizza è immediatamente identificabile, e per i pochi detrattori che non lo sopportano risulta un ostacolo idiosincratico. Se non siete tra questi, oltre alla qualità compositiva ed alla varietà delle canzoni sarete storditi dalla muscolare e corrosiva prestazione di Stuart Mathis, fantastico chitarrista elettrico che con distorsori, slide, wah-wah e suoni sporchi tra rock, hard blues e psych richiama le sferragliate abrasive di Jimi Hendrix e dei Crazy Horse, dando un’impronta torbida e rabbiosa alle composizioni. Evoluzione efficace ma inaspettata da parte della Williams, che negli ultimi album si era invece avvalsa delle altrettanto preziose ma diversissime chitarre jazz di Greg Leisz e Bill Frisell. Evidentemente l’artista non vuole prescindere da chitarristi di grande personalità, ma con Good Souls Better Angels dimostra che un impianto rock è più nelle sue corde rispetto al jazz (a mio parere, l’unica escursione non riuscita della sua carriera è stata quella collaborativa nell’album Vanished Gardens del jazzista Charles Lloyd, anno 2018). Chi in questo difficile momento preferisce affidarsi a suoni levigati e rassicuranti, freschi e leggeri stia alla larga da GSBA (ma si astenga anche da tutta la produzione della Williams). Chi cova rabbia sopita e nasconde ferite non ancora rimarginate, faccia emergere la prima e lenisca le ultime immergendosi in questo grande disco di rock intenso, emozionante, viscerale.
Voto Microby: 8.7    
Preferite: You Can’t Rule Me, Man Without A Soul, Shadows & Doubts

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