SAN
FERMIN (2020) The Cormorant I & II
Una
laurea in musica e composizione a Yale, la conoscenza della musica
classica ma la passione per il pop
orchestrale ed
un'eccessiva timidezza che Ellis-Ludwig
Leone, il nerd
dietro al progetto San Fermin, ha risolto componendo tutte le
partiture e le liriche dei suoi dischi ma facendole eseguire da una
ventina di musicisti comprese le voci soliste, il baritonale Allen
Tate per il ruolo maschile e le varie turniste per le più
spumeggianti canzoni al femminile. In concerto il nostro si defila
suonando le tastiere nelle retrovie. Piccolo genietto che dopo un
ottimo debutto (San
Fermin, 2013) ed un
buon secondo album aveva cercato col precedente soluzioni alternative
al rischio-ripetitività (con risultati non soddisfacenti), ed ora
torna alle origini con un bel quarto lavoro partorito in due
segmenti, Part I
pubblicato nell'ottobre 2019 e Part
II nel marzo
2020, entrambi di 8 brani per 25 minuti. Versione più contenuta e
meno percussiva del francese Woodkid,
Leone firma con il chamber-pop
asimmetrico che lo contraddistingue (a tratti intimo, in altri
esplosivo) la storia di un essere umano che ripercorre i momenti
significativi della propria vita (dall'infanzia alla vecchiaia,
canzone per canzone) dopo che un cormorano gli ha predetto la morte.
E lo fa con i due caratteri, maschile e femminile, e con momenti di
avvolgente tenerezza alternati ad altri di romantica forza, a
sottolineare l'effimera fragilità umana. L'originale scrittura melodica
ed il gusto per le costruzioni sinfoniche trovano stavolta maggior
concretezza pop e
perfino indie-rock, un
passo a lato rispetto al più bucolico Sufjan Stevens ed invece due
passi incontro al pop tenebroso di The
National e
The
Slow Show,
nonostante si percepisca sempre la formazione classica. Una costante
positiva anche la scelta della bella copertina.
Voto
Microby: 8
Preferite:
The
Saints, The Hunger, Freedom
(Yeah Yeah!)
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