giovedì 23 ottobre 2014

LISA AND THE LIPS, BEN MILLER BAND, LENNY KRAVITZ


LISA AND THE LIPS (2014) Lisa And The Lips
L' hawaiiana Lisa Kekaula è la prodigiosa voce dei Bellrays, band californiana che negli anni '90 e '00 ha raccolto vivaci consensi con la sua miscela infuocata di soul e punk. Solo momentaneamente accantonata la band-madre e temporaneamente accasatasi a Madrid col partner/chitarrista Bob Vennum, Lisa si è avvalsa di giovani musicisti locali per sezione ritmica e fiati e ha dato corpo alla parte più black della propria anima. Il risultato è un soul/R&B/funky trascinante, molto ben suonato nonostante conservi l'energia punk-rock che lo differenzia dal retro-soul vintage dei classici Sharon Stones, Charles Bradley e Lee Fields. Peccato non abbia osato spingersi oltre, come ha fatto Black Joe Lewis contaminando sapientemente il soul col garage-rock e la psichedelia: con la voce che Lisa possiede non avrebbe rivali nel campo. Ma non è esclusa una possibile evoluzione in tal senso. Intanto dal vivo è imperdibile: sembra la figlia scapestrata di James Brown (vista live durante l'estate ad Arena Sonica, Parco Castelli, Brescia, free!)
Voto Microby: 7.8
Preferite: Mary Xmas, The Pick Up, It Only Takes A Little Time
BEN MILLER BAND (2014) Any Way, Shape Or Form
Ricordate la scena in cui i Blues Brothers suonavano Rawhide all’infinito in un country-bar protetti da una gabbia che li difendeva da bottiglie bicchieri scarpe ed altri ammennicoli scagliati dal pubblico? Ebbene, il trio di irsuti montanari capitanati da Ben Miller e dotati di capacità tecniche notevolissime sarebbe perfetto per quella location. Energia a fiumi (alcoolici), ritmi indiavolati, scrittura colta che conosce a memoria la tradizione country, bluegrass, old-time music, hillbilly, mountain stomp, blues elettrico, folk degli Appalachi e southern rock. Perché la vera forza del trio è la naturale capacità di ibridare ZZ Top con Nitty Gritty Dirt Band passando per Buddy Guy, shakerare Black Keys con Old Crow Medicine Show assoldando R.L. Burnside. In un trionfo di banjos, dobro, slide, chitarre elettriche, armonica, fiati e strumenti fatti (il basso) o recuperati (l’asse per lavare i panni) in casa. “Ozark stomp” autodefiniscono la propria musica (il trio è originario delle Ozark Mountains): al netto di qualche ingenuità, ridefiniscono il nu-country ed il neo-traditional folk aprendoli all’ascolto dei non appassionati con una carica di energia ed allegria contagiosa, davvero degna dei Blues Brothers.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Hurry Up And Wait, Ghosts, You Don’t Know


LENNY KRAVITZ (2014) Strut
Il risveglio dal torpore creativo testimoniato dall’ottimo Black & White America di 3 anni fa non è rimasto un fatto isolato. Dopo gli ampi consensi di critica e pubblico riscossi con i primi 3 albums, un’intrigante e calda fusione di musica black (Jimi Hendrix) e white (Beatles), erano seguiti lavori meno ispirati cui LK aveva cercato di porre rimedio affidandosi ad un pop-rock più radiofonico ma anche più bianco e dozzinale. Il ritorno alla pura black music dei seventies col riuscito melting pot di rock, soul e funky di B&WA ha ora un seguito in Strut: disco carnale e sporco, zeppo di grooves e di chitarre sferraglianti che macchiano di garage la costante propensione alla disco e al glam dei ’70. Puro divertimento, sebbene liberatorio piuttosto che allegro, dopo l’impegno sociopolitico di B&WA. Rinascita confermata.
Voto Microby: 7.6
Preferite: The Pleasure And The Pain, Dirty White Boots, She’s A Beast




1 commento:

lucaf ha detto...

LENNY KRAVITZ - Strut (2014)
Sembra che ultimamente lo sport preferito della maggior parte della critica sia quello di stroncare ogni nuovo album di LK, a prescindere. Anche per questo lavoro, come per il precedente è sempre la stessa solfa. In Strut, ha lasciato da parte le storie di lotta razziale e l’impronta gospel dell’ultimo lavoro e si è messo a fare un album tutto da solo (suona in prima persona ogni strumento facendosi aiutare solo dall’amico chitarrista Craig Ross e da due fiati). Ne risulta grande energia, con un sound molto anni ’70, per un onesto disco di rock&roll, senza picchi qualitativi ma gradevole.
Da downloadare: “The Pleasure and the Pain”, “New York City”. Voto: ☆☆☆1/2

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