giovedì 25 agosto 2011

nuovo singolo (e video) di Gabe Dixon

Dopo aver gustato il suo sorprendente disco precedente ("The Gabe Dixon Band") del 2009 ed averlo incrociato l'anno scorso al concerto dei Supertramp, in parziale sostituzione di Roger Hodgson (una responsabilità mica male...) è uscito un paio di giorni fa il nuovo disco ("One spark") da cui è tratto questo singolo, forse un pò troppo poppeggiante, ma piacevole.

martedì 23 agosto 2011

Scud Mountain Boys - Massachusetts (1996)

Una quindicina di anni fa in un piccolo negozio di San Francisco, quelli con vetrina impolverata, commesso scarmigliato e tonnellate di vinili e cd ammonticchiati senz'ordine come purtroppo non se ne vedono più, mi sono imbattuto in questo disco che solo ora mi è tornato tra le mani, rimettendo in ordine il mio archivio. Gli SMB, sono il gruppo d'esordio di Joe e Bob Pernice, e questo disco è stato il terzo ed ultimo di questa band. Erano gli anni in cui uscivano tutta una serie di gruppi e musicisti (Uncle Tupelo, Ryan Adams, Lambchop, Wilco, Sebadoh, American Music Club) che cercavano di recuperare il country-rock più nobile, quello alla Gram Parsons per intendersi, in anni in cui imperversavano ancora le influenze post-punk rock. Massachusetts è un disco pieno di melodie struggenti e malinconiche, esaltate dalla magnifica pedal-steel di Bruce Tull e dalla voce di Joe Pernice così dolce e commovente da far mancare il fiato.
Il gruppo si sciolse subito dopo questo lavoro, i fratelli Pernice cominciarono una nuova carriera insieme ("The Pernice Brothers") che dura tutt'ora. Ma quel disco, Massachusetts, è forse il simbolo dell'alternative country-rock di quegli anni, molto migliore di tutto ciò che epigoni più celebri come Wilco e Ryan Adams abbiano mai scritto.
Voto ★★★ 1/2 (intimista)


domenica 21 agosto 2011

Tom Waits: nuovo singolo disponibile da martedi 23

Di recente segnalato sulla sua mailing list (There have been rumblings and rumors. New music from Tom Waits, you say? Come to TomWaits.com on Tuesday August 23rd, and Mr. Waits himself will set the record straight.) ed appena pubblicata su Amazon la prossima uscita del primo singolo del futuro album. Il brano si chiama "Bad as me" ed è completo con copertina. Mi sta già venendo l'ansia....

Raphael Saadiq - Stone Rollin' (2011)

All'inizio dell'anno si era imposto all'attenzione generale durante il tributo a Solomon Burke suonando la chitarra in un pezzo insieme a Mick Jagger. L'occhialuto Saadiq (nato nel 1966) in realtà è in giro fin dagli anni'80, quando, da bambino prodigio, ha suonato il basso nel gruppo di Prince durante il tour di "Parade". Negli anni successivi ha collaborato attivamente (con produzione o composizione di brani) con artisti del calibro di D'Angelo, Bee Gees, The Isley Brothers, The Roots, Erykah Badu, Mary J Blige, Snoop Dogg, A Tribe Called Quest, Whitney Houston, Joss Stone, Macy Gray, John Legend (un elenco veramente impressionante) e ha intrapreso una propria carriera prima nel gruppo Tony! Tony! Tonè! (insieme ai suoi fratelli) e poi con tre album solisti il cui ultimo, prima di questo, "The Way I See It" del 2008, di notevole successo (3 nominations al Grammy di quell'anno). Anche in quest'ultimo disco il suo marchio è ben chiaro: black music rielaborata in maniera raffinata ed originale (non il solito nu-soul) pur se ancorata al R&B degli anni '50, con arrangiamenti ricchi di archi, fiati, mellotron e Moog (con un magnifico assolo nel brano Just Don't di Larry Dunn, mitico tastierista degli Earth, Wind & Fire) come se dovesse uscire i vocioni di Barry White e Ray Charles o l'urlo scatenato di James Brown. Non solo: anche rock'n'roll stile Chuck Berry o Bo Diddley e ritmi e coretti funky stile Sly and the Family Stone (il bassista del gruppo, Larry Graham, è ospite anch'egli del disco) o Stevie Wonder. Insomma un disco soul/funk vecchia scuola, una specie di Curtis Mayfield redivivo.
I brani migliori: Stone Rollin', Radio, Heart Attack, Day Dreams.
Forse il migliore tra i dischi black del 2011.

Voto ★★★ 1/2 (sgargiante)


giovedì 18 agosto 2011

CLOUD CONTROL (2011) Bliss Release

Mi aveva sorpreso per freschezza e semplicità, in occasione del recente concerto a Milano degli Arcade Fire dei quali era stato opening act, questo giovanissimo quartetto australiano che aveva esordito lo scorso anno in patria e che, dopo una serie di riconoscimenti di critica e pubblico, ha ripubblicato quest’anno Bliss Release in versione Deluxe (con 5 brani aggiunti, per la verità trascurabili) sul mercato americano ed europeo.
“Un album perfetto per l’estate” (secondo BBC Radio 1; concordo) che segue le coordinate dei maestri Fleet Foxes ma che, invece di guardare al folk inglese o richiamare Simon & Garfunkel e/o CSN&Y, le contamina con l’indie-pop USA dei primi anni ’90 (ricordate il pop etnico spensierato dei Poi Dog Pondering di U-Li-La-Lu?), ma anche con l’approccio urbano east-coast solare più recente di Vampire Weekend e Clap Your Hands Say Yeah, l’allegria dei canadesi Hidden Cameras e perfino i Mink De Ville caracollanti di Spanish Stroll. Quindi un approccio naif prevalentemente acustico, con chitarre che alternano arpeggi folk a jingle-jangle sixties a brevi distorsioni elettriche, tastiere vintage, basso sempre saltellante, amplificatori a valvole, doppia voce maschile/femminile, per brani ispirati che trasudano spensieratezza, ed un’ingenuità di fondo che non si sa se considerare valore aggiunto o lacuna da inesperienza. Ma i quattro hanno le carte in regola per durare.

Preferite: There’s Nothing In The Water We Can’t Fight, Meditation Song 2, My Fear 2

Voto Microby: 7.8/10

mercoledì 10 agosto 2011

Dischi per l'estate...


Si sa che d'estate viene voglia di ascoltare qualcosa di meno impegnato (vabbè, senza esagerare), magari di impronta R&B o soul. I miei personalissimi suggerimenti:


Sweet Vandals - So Clear

Gruppo spagnolo (non si direbbe...) autore di un bel mix di soul classico e funk, il tutto condito con la voce gospel della cantante Majka Edjole e con l'hammond stile Motown.


Selah Sue - Selah Sue

Una delle protagoniste dell'iTunes Festival di Londra di quest'anno. Artista emergente, chiaramente influenzata da Erykah Badu e Prince, grande voce e sound "consistent".


Bernhoft - Solidarity Breaks

Questo qui viene dalla Norvegia. Dalla copertina non ispira molto ma quando lo senti ti fa saltare sulla sedia. Un funk scatenato ed alternato a ritmi hip hop e nu-jazz.


Laura Vane & The Vipertones - Sugar Fix

Sempre genere vintage soul, con qualche spruzzo Doo-Wop e pop (del resto è inglese di Brighton, mica viene da Memphis). Un disco godibilissimo e di grande compagnia.


Beverley Knight - Soul UK

La celebrazione inglese del soul, dalla first lady anglosassone del genere. La più commerciale del gruppo ma...che classe! Il brano "One more try" è memorabile.


Booker T. Jones - The Road from Memphis

Dopo tanta Europa veniamo alla tradizione. Uno dei maestri del soul, inconfondibile con il suo Hammond. Per i nostalgici di Wilson Pickett.


Black Joe Lewis & the Honeybears - Scandalous

Come sopra, ma con più Solomon Burke e "Stax music". Sporco ed arrabbiato.

Blitzen Trapper in download gratuito


Preview (e download) gratuita di un brano (here) dal loro nuovo album in uscita "American Goldwing". Come per i dischi precedenti chiara è l'impronta folk-rock anni '70: sembra di sentire un mix di Jerry Garcia + The Band...

domenica 7 agosto 2011

THE BAND OF HEATHENS (2011) Top Hat Crown And The Clapmaster’s Son

Terzo album per questa band texana che riesce a frullare, in modo naturale e brillante, tutti i profumi del sud degli Stati Uniti, sia di pelle bianca che nera. Così sorprendono positivamente, per freschezza unita alla tradizione (non cercate innovazione in questo lavoro), l’honky tonk di Should Have Known, il country-rock di Polaroid, il funky di I Ain’t Running, il southern rock di Gravity, l’americana contaminata di Nothing To See Here, le soul ballads sudiste di The Other Broadway e Free Again, così come i continui, trasparenti riferimenti ai Black Crowes meno chitarristici e più indolenti (vedi l’iniziale Medicine Man) ed al Dr. John più gigione (Enough e, manco a dirlo, Gris Gris Satchel). Ma non mancano spezie del John Hiatt più sudista, dei Little Feat più colloquiali e perfino dell’Elton John “americano” di Tumbleweed Connection e dell’album dello scorso anno in coppia con Leon Redbone (la già citata Should Have Known e la più grintosa Hurricane).
Da consigliare caldamente agli appassionati del southern rock più pigro e caracollante, meno (ma sarebbe un errore non dargli un ascolto) a quelli innamorati delle focose cavalcate chitarristiche di Lynyrd Skynyrd ed Allman Brothers Band.

Preferite: Medicine Man, Hurricane, The Other Broadway

Voto Microby: 7.9/10

lunedì 1 agosto 2011

WHITE DENIM (2011) D

Energetico (più che energico) è il primo aggettivo che mi viene in mente all’ascolto del quarto disco di questo gruppo texano che, rispetto al lavoro precedente, è passato da trio a quartetto con l’aggiunta del secondo chitarrista Austin Jenkins, guadagnando in fantasia senza perdere le coordinate di partenza. Che sono quelle delle jam bands (più gli antesignani Grateful Dead, però assai più concisi, che Gov’t Mule) meno dedite al southern rock-blues e più ad un pout-pourri che mescola sapientemente la psichedelia col garage sound, il prog con la fusion, il tutto senza uscire dal lustro 1967-1972. Alla base di tutto sta la straordinaria forza propulsiva della sezione ritmica, in particolare del batterista Josh Block, che detta i tempi per le 2 chitarre, acide e liquide, in continua libertà “controllata” a duettare in differita sui due canali. Negli USA “D” è stato elevato dalla critica al rango di capolavoro; nel vecchio continente, geneticamente meno adusi a certe sonorità, possiamo essere meno generosi ma non possiamo non apprezzarlo!
Alla fine, sarà per la costante benedizione del power flower, si insinua e prende forza una convinzione: questo è esattamente il disco che penso partorirebbe Devendra Banhart se si convertisse al suono elettrico.

Preferite: Burnished, At The Farm, Street Joy

Voto Microby: 7.7/10

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