lunedì 1 agosto 2011

WHITE DENIM (2011) D

Energetico (più che energico) è il primo aggettivo che mi viene in mente all’ascolto del quarto disco di questo gruppo texano che, rispetto al lavoro precedente, è passato da trio a quartetto con l’aggiunta del secondo chitarrista Austin Jenkins, guadagnando in fantasia senza perdere le coordinate di partenza. Che sono quelle delle jam bands (più gli antesignani Grateful Dead, però assai più concisi, che Gov’t Mule) meno dedite al southern rock-blues e più ad un pout-pourri che mescola sapientemente la psichedelia col garage sound, il prog con la fusion, il tutto senza uscire dal lustro 1967-1972. Alla base di tutto sta la straordinaria forza propulsiva della sezione ritmica, in particolare del batterista Josh Block, che detta i tempi per le 2 chitarre, acide e liquide, in continua libertà “controllata” a duettare in differita sui due canali. Negli USA “D” è stato elevato dalla critica al rango di capolavoro; nel vecchio continente, geneticamente meno adusi a certe sonorità, possiamo essere meno generosi ma non possiamo non apprezzarlo!
Alla fine, sarà per la costante benedizione del power flower, si insinua e prende forza una convinzione: questo è esattamente il disco che penso partorirebbe Devendra Banhart se si convertisse al suono elettrico.

Preferite: Burnished, At The Farm, Street Joy

Voto Microby: 7.7/10

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