Mi aveva sorpreso per freschezza e semplicità, in occasione del recente concerto a Milano degli Arcade Fire dei quali era stato opening act, questo giovanissimo quartetto australiano che aveva esordito lo scorso anno in patria e che, dopo una serie di riconoscimenti di critica e pubblico, ha ripubblicato quest’anno Bliss Release in versione Deluxe (con 5 brani aggiunti, per la verità trascurabili) sul mercato americano ed europeo.
“Un album perfetto per l’estate” (secondo BBC Radio 1; concordo) che segue le coordinate dei maestri Fleet Foxes ma che, invece di guardare al folk inglese o richiamare Simon & Garfunkel e/o CSN&Y, le contamina con l’indie-pop USA dei primi anni ’90 (ricordate il pop etnico spensierato dei Poi Dog Pondering di U-Li-La-Lu?), ma anche con l’approccio urbano east-coast solare più recente di Vampire Weekend e Clap Your Hands Say Yeah, l’allegria dei canadesi Hidden Cameras e perfino i Mink De Ville caracollanti di Spanish Stroll. Quindi un approccio naif prevalentemente acustico, con chitarre che alternano arpeggi folk a jingle-jangle sixties a brevi distorsioni elettriche, tastiere vintage, basso sempre saltellante, amplificatori a valvole, doppia voce maschile/femminile, per brani ispirati che trasudano spensieratezza, ed un’ingenuità di fondo che non si sa se considerare valore aggiunto o lacuna da inesperienza. Ma i quattro hanno le carte in regola per durare.
Preferite: There’s Nothing In The Water We Can’t Fight, Meditation Song 2, My Fear 2
Voto Microby: 7.8/10
“Un album perfetto per l’estate” (secondo BBC Radio 1; concordo) che segue le coordinate dei maestri Fleet Foxes ma che, invece di guardare al folk inglese o richiamare Simon & Garfunkel e/o CSN&Y, le contamina con l’indie-pop USA dei primi anni ’90 (ricordate il pop etnico spensierato dei Poi Dog Pondering di U-Li-La-Lu?), ma anche con l’approccio urbano east-coast solare più recente di Vampire Weekend e Clap Your Hands Say Yeah, l’allegria dei canadesi Hidden Cameras e perfino i Mink De Ville caracollanti di Spanish Stroll. Quindi un approccio naif prevalentemente acustico, con chitarre che alternano arpeggi folk a jingle-jangle sixties a brevi distorsioni elettriche, tastiere vintage, basso sempre saltellante, amplificatori a valvole, doppia voce maschile/femminile, per brani ispirati che trasudano spensieratezza, ed un’ingenuità di fondo che non si sa se considerare valore aggiunto o lacuna da inesperienza. Ma i quattro hanno le carte in regola per durare.
Preferite: There’s Nothing In The Water We Can’t Fight, Meditation Song 2, My Fear 2
Voto Microby: 7.8/10
1 commento:
"There's Nothing In The Water We Can't Fight" è sicuramente il brano più interessante. Segnalati come gruppo emergente da Mojo e Q, forse appena un pelino disomogenei nello scorrere dei brani, ma sicuramente molto interessanti. Tre stelle non gliele leva nessuno.
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