giovedì 3 novembre 2011

PIERS FACCINI (2011) My Wilderness

Non sbaglia un disco il songwriter/pittore nato a Londra da padre italiano e madre inglese ma parigino d’adozione dall’età di 5 anni. Al quinto album a suo nome, dopo un esordio col gruppo Charley Marlowe nel 2000, va anzi in crescendo qualitativo per ricerca musicale, qualità di scrittura e ricchezza di arrangiamenti.
Nato musicalmente insieme ai neo-intimisti guidati da Damien Rice, tra loro Piers Faccini è quello che riesce a dare più luci e variabili cromatiche alle canzoni. L’attenzione è sempre volta al vecchio continente, ma arricchito dalle contaminazioni arrivate dal bacino del Mediterraneo/Maghreb/Sub-Sahara: quasi un alter-ego di Zach Condon/Beirut oltreoceano, non ricerca tuttavia ispirazione tra i mariachi o la musica appalachiana, “accontentandosi” (per ora?) del ricco humus afroeuropeo. Perché il nostro è sì perfetto quando cala nei panni di novello Nick Drake (Strange Is The Man), aiutato anche dal timbro vocale assai simile all’alfiere del cantautorato intimista, ma risulta strepitoso quando esplora i Balcani (The Beggar & The Chief è Kusturica in pennichella pomeridiana, e Dreamer fa sposare Goran Bregovic con la musica maghrebina), il folk-blues del Mali (in Tribe sembra che Tinariwen/Tamikrest abbiano scoperto le brume inglesi), ribadito con arrangiamenti arabeggianti sulla lezione di Pierre Bensusan (Three Times Betrayed), per tornare in Europa con le influenze moresche che arricchiscono la drakeiana The Branches Grow.
Classe, scrittura ed arrangiamenti sopraffini, Piers Faccini ha probabilmente l’unico limite nel non possedere tra le sue corde vocali tutti i colori necessari alla molteplicità delle sue esplorazioni musicali (come mi sarebbe piaciuta la voce di John Martyn prestata alle sue canzoni…). Al tempo del vinile avrei detto di un primo lato-capolavoro, e di un secondo “solo” buono. In summa, un lavoro eccellente, imperdibile per ogni appassionato di canzone d’autore “in progress”.

Preferite: Dreamer, The Beggar & The Chief, Strange Is The Man

Voto Microby: 8.5/10

6 commenti:

Stefano ha detto...

Recensione strepitosa, come sempre. Grande Roby!!!

lucaf ha detto...

Assolutamente d'accordo con barabbovich per la qualità della recensione (ma non è una sorpresa)! Anche il disco non è male: il disco precedente non mi aveva proprio entusiasmato. Questo lavoro mi è parso sicuramente più ispirato. Si sentono anche echi di John Grant e Leonard Cohen....

microby ha detto...

Caspita Luca, citare Grant e Cohen, che sono 2 tra i tuoi preferiti, vuol dire che il Piers ti è piaciuto! E ti assicuro che cresce esponenzialmente ad ascolti prolungati...
Chissà che non passi al Nord per qualche concerto...

lucaf ha detto...

Effettivamente l'album mi ha colpito non poco! La sua qualità mi ha perfino fatto sopportare le contaminazioni più "world" che in genere mi fanno venire l'orticaria....

Anonimo ha detto...

Ho cercato sul web...
"Il folk singer di origini italiane presenta l'album "My Wilderness".
Quando: lunedì 21 novembre 2011
Dove: Teatro Martinitt - Teatro
Via Riccardo Pitteri, 58 (Zona Lambrate)
20134 Milano (MI)"
ma forse lo sapete già...
P.S.
Buon concerto per questa sera...
Mark Knopfler... "Golden heart"... conosciuto qui, è tra i miei preferiti!!!

microby ha detto...

Grazie Anonimo per tutte queste chicche!
Ora mi monterà la rabbia perchè avrei tanto voluto andarlo a vedere (l'ha visto Stefano a Roma e ne è stato molto colpito. L'altro concerto che mi sta qui è quello dei Fleet Foxes a Milano nello stesso periodo...), ma purtroppo (ok, non me ne lamento molto!) sarò in ferie (in Etiopia...) proprio in occasione di questi concerti...
Provateci voi!

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