sabato 8 dicembre 2012

MINIRECENSIONI: Gravenhurst, Rover, Piano Magic, Murder By Death, Goat

GRAVENHURST (2012) The Ghost In Daylight (Progetto del polistrumentista bristoliano Nick Talbot, che al 5° album riesce ancora efficacemente ad unire l’elettronica soffusa alla Brian Eno col fingerpicking alla Bert Jansch, il mood malinconico di Nick Drake, reminiscenze di folk inglese ed accenni di shoegaze alla My Bloody Valentine) 7.5/10

ROVER (2012) Rover (Nome d’arte del francese Timothee Régnier, cresciuto artisticamente tra gli USA e Berlino, Rover è dominato da un’atmosfera glam/decadente, alla David Bowie periodo-Hunky Dory, ma le influenze spaziano dal melodramma alla Chris De Burgh e i barocchismi alla Rufus Wainwright, alla voce baritonale da crooner in stile Scott Walker/Barry Adamson più acustici e pop, al falsetto ed elettronica alla Jimmy Somerville, all’impressionismo prog alla Duncan Browne/Métro, al romanticismo pop alla Divine Comedy. Novello dandy alla Serge Gainsbourg, in un blend ispirato, ma ancora troppo indeciso sulla direzione da prendere) 7.4/10

PIANO MAGIC (2012) Life Has Not Finished With Me Yet (Il gruppo inglese guidato da Glen Johnson dal 1997 esprime molteplici influenze, esitanti in lavori spesso differenti l’uno dall’altro. Ora è la volta di un pop elegante, ipnotico, raffinato, discepolo tanto dei Japan di fine carriera quanto del dark decadente dei Dali’s Car o del trip-hop romantico dei primi Massive Attack. Ahimè senza le voci di David Sylvian, Peter Murphy, Elisabeth Frazier) 7.6/10

MURDER BY DEATH (2012) Bitter Drink, Bitter Moon (Sesto album per la band dell’Indiana, la più titolata nel proporre appassionate murder ballads/killer songs in stile Nick Cave dell’era Bad Seeds romantici ma non ancora mielosi. Lo stile noir dei MBD è arricchito dalla voce grave del leader Adam Turla, da un’atmosfera da loner (nonostante la ricchezza degli arrangiamenti) che richiama un Johnny Cash elettrico e dark, da tocchi di pianoforte alla Black Heart Procession e da un violino veemente, a tratti quasi satanico, che ben giustifica l’autodefinizione del gruppo come autore di “whiskey devil music”) 8/10

GOAT (2012) World Music (Esordio di un misterioso combo svedese temporalmente fermo agli anni ’70, ma spazialmente contaminato come pochi: trionfo di percussioni, chitarre psichedeliche, tastiere da space-rock, voce femminile tra Grace Slick e le punk riot girls, energia contagiosa ed insieme sognante. Come se l’Africa di Fela Kuti incontrasse l’ acid rock californiano dei ’70, il krautrock dei Can e la rabbia delle Sleater-Kinney. Tutti sotto cannabis) 7.4/10

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