mercoledì 11 marzo 2015

BETTYE LaVETTE, BLACKBERRY SMOKE, GUSTER


BETTYE LaVETTE (2015) Worthy
 
A 69 anni, di cui oltre 50 di carriera musicale, l’interprete del Michigan sforna uno dei suoi dischi migliori di sempre (per il sottoscritto, secondo solo a Scenes of The Crime del 2007). Da sempre considerata una figura di riferimento per il northern soul, in Worthy si fa produrre da Joe Henry (al solito, raffinato ed essenziale) ed accompagnare da fior di musicisti (tra i quali spicca la calda e brillante tecnica chitarristica di Doyle Bramhall II), per interpretare Bob Dylan, Rolling Stones, Beatles, Mary Gauthier tra gli altri. Il risultato è più blues che soul/R&B, più meditativo che scoppiettante, più Van Morrison che Aretha Franklin, più Ndidi O che Sharon Jones. Ma la qualità dell’interpretazione e l’amalgama tra roca vocalist e (grande) band sono tali da strappare applausi ad ogni cover. Covers, appunto: unica pecca è che la nostra si porta appresso il peccato originale di non essere autrice.
Voto Microby: 8.2
Preferite: Unbelievable, When I Was A Young Girl, Where A Life Goes
 
 
BLACKBERRY SMOKE (2015) Holding All The Roses
Se tutto il disco ripetesse la qualità dei primi due brani, saremmo in presenza di un nuovo classico del southern rock. In giro da una dozzina di anni e fresco di un live esplosivo lo scorso anno (Leave A Scar; i nostri hanno un’attività live alla vecchia maniera: 250 concerti l’anno!), il quintetto della Georgia licenzia ora l’album della possibile consacrazione. Prodotto da Brendan O’Brien (Aerosmith, Black Crowes, Pearl Jam, Bruce Springsteen), il lavoro rispetto ai classici sudisti è meno blues-oriented dell’ Allman Brothers Band, suona piuttosto rock come i Lynyrd Skynyrd più mainstream, ibridato col country-rock alla Marshall Tucker Band, Charlie Daniels Band e The Outlaws. Look (ovviamente capelli e barbe lunghe), attitudine, testi, voci, perizia strumentale in pura tradizione southern rock, ma della migliore.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Holding All The Roses, Let Me Help You, No Way Back To Eden
 

GUSTER (2015) Evermotion
La pop-band di amici dell’Università del Massachussetts festeggia il 20° anniversario dall’esordio discografico con il 7° album. Gruppo di successo negli USA, ed invece di modesto riscontro in Italia, ha sempre eseguito un pop raffinato, intelligente, sulle orme dei (ben più dotati) neozelandesi Crowded House. L’ultimo sforzo si apre con un brano dal profumo (solo quello) degli Alt-J, ma purtroppo resta una proposta isolata: il resto del disco prosegue piuttosto sulla scia dei Fool’s Garden (il gruppo tedesco dell’hit estivo Lemon Tree). Leggero, così leggero che scivola via senza lasciare traccia. Peccato, perché hanno sempre dimostrato doti superiori (recuperare Keep It Together del 2003 per sincerarsene).
Voto Microby: 6.2
Preferite: Long Night, Gangway, Never Coming Down


2 commenti:

lucaf ha detto...

BLACKBERRY SMOKE - Holding all the Roses (2015)
Senza dubbio, assieme agli Whiskey Myers, sono tra le più interessanti band contemporanee di southern rock. Chitarra solista, ritmica e tastiere, secondo la tradizione tipica del rock sudista con ballate elettroacustiche muscolari che rimandano più a Charlie Daniels e Marshall Tucker che non al country-rock dei loro vecchi datori di lavoro ed amici della Zac Brown Band. La dimostrazione che il genere è sempre fertile. Voto: ☆☆☆

lucaf ha detto...

GUSTER - sono sostanzialmente d'accordo con te. Un Pop non veramente mainstream ma neanche particolarmente geniale. Ciò non toglie che alcun brani siano comunque piacevoli da ascoltare (anche per me Gangway e anche Kid Dreams). Sicuramente da riprendere i vecchi dischi: a quello che hai ricordato tu aggiungerei "Ganging Up On The Sun" e "Easy Wonderful".

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