domenica 23 agosto 2015

Recensioni al volo: Amos Lee e Neil Young.

AMOS LEE - Live at Red Rocks (2015)
Non mi capita frequentemente di recensire un disco dal vivo ma quello di Ryan Anthony Massaro, in arte Amos Lee, è imprescindibile anche perché puntualmente nei primi posti di ogni classifica annuale del blog (al primo posto nel 2008 con “Last Days at the Lodge”). Nelle mie abituali peregrinazioni musicali londinesi ho anche avuto, insieme al co-blogger Andrea, la ventura di assistere ad un suo magnifico concerto, accompagnato anche allora da una folla di fan, così come in questo disco dal vivo registrato insieme alla Colorado Symphony Orchestra all’anfiteatro Red Rock di Denver, una delle location più suggestive al mondo. Per chi non lo conosce Amos è un cantautore americano capace di fondere con uno stile espressivo e trascinante l’imprinting folk di Bob Dylan con le tonalità R&B di Al Green soprattutto grazie alla sua voce limpida ed imperiosa.  Il disco in questione è imperniato particolarmente sulla riproposizione dei brani da Mission Bell e l’orchestra è arrangiata per sottolinearne la forza espressiva e melodica. Da ascoltare: El Camino, Won’t Let Me Go, Windows are Rollen Down. Voto: ☆☆☆☆





NEIL YOUNG - Promise of the real / The Monsanto Years (2015)

E’ impossibile non occuparsi di Neil Percival Young, leggenda vivente i cui album sono nella discografia di chiunque sia nato dopo il 1960 e che in molti casi sono entrati a buon diritto nella storia della musica. Questo è il suo 36° (!) album ed è nostro dovere ascoltarlo sempre e comunque.  In questo lavoro NY mette insieme nove pezzi che ambiscono a ricordare il suo periodo più geniale (quello tra Harvest e Rust Never Sleeps) mettendo insieme le sue anime rock, blues e folk in una sorta di album denuncia contro la scorretta condotta della Monsanto e delle biotecnologie. Considerando che forse sarebbe meglio che qualcuno gli spieghi che l’insulina che quotidianamente lo tiene in vita per il suo diabete è il frutto proprio delle tecniche di bioingegneria che lui combatte con tanto fervore, in ogni caso il disco ha alcune cose interessanti ma anche molte cadute di qualità, un po' come purtroppo ci ha abituato negli ultimi lustri della sua carriera. Un messaggio nobile (?) ma prosaico ed i mezzi purtroppo sono poco convincenti: sembra sempre di più il monumento di se stesso. Comunque gli vogliamo e gli vorremo sempre bene. Da ascoltare: If I Don't Know. Voto: ☆☆

1 commento:

microby ha detto...

NEIL YOUNG : Credo Luca che tu sia stato un po' troppo severo nei confronti del Giovane Nello. Forse per il fatto che, come scrivi, sia estremamente prolifico, anche io non faccio mai a tempo a "desiderare" di ascoltare la nuova uscita del nostro, perchè regolarmente mi precede quando ancora sto gustando il pasto precedente... Il fatto è che raramente ci delude, sia in versione acustica che elettrica, bucolica o incazzata. Da sempre impegnato socialmente e politicamente (nei sensi più ampi del termine), il canadese periodicamente pubblica un disco a tema nel tentativo di scuotere le coscienze pubbliche. Questa è la volta dell’impegno ecologico, e come al solito Young non va per il sottile ma attacca frontalmente le industrie ree dei crimini contestati (ricerca, produzione ed utilizzo di OGM): Monsanto, Chevron, Starbucks. Per questa occasione si fa accompagnare dai Promise of The Real, la band di Lukas Nelson, figlio di Willie Nelson, facendola suonare come fosse un clone dei Crazy Horse, batteria fracassona con tripudio di piatti compresa. E riesce a comporre e realizzare un buon lavoro, che non avrebbe sfigurato dopo Zuma. La rabbia cieca che aveva limitato la qualità di produzioni simili (vedi Living With War nel 2006, contro la politica di George Bush II) è ben veicolata al servizio di melodie e ritmi elettrici, con le chitarre distorte che ben lo identificano. Non è eccellente solo perché fuori tempo massimo rispetto agli anni ’70 cui si connette musicalmente, ma l’ispirazione musicale in The Monsanto Years ha ben servito le intenzioni socio-politiche, partorendo infine un disco corposo e godibile indipendentemente dai testi. Prova a riascoltarlo quando avrai voglia della sua musica, dimenticando la sua insulina...
Voto Microby: 7.5
Preferite: People Want To Hear About Love, A New Day For Love, Big Box

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