sabato 14 marzo 2020

AGNES OBEL


AGNES OBEL (2020) Myopia


Chi ama il chamber-pop avrà di che rallegrarsi: è tornata la regina del genere. Non particolarmente prolifica (l’attuale è il quarto album in un decennio), la danese non ha mai spostato il baricentro musicale da melodie a seconda dei dischi più pop (nell’accezione 4AD del termine, quindi onirica, misteriosa, austera, colta e non certo pop-olare) o più cameristiche classicheggianti (come accade in Myopia, non a caso pubblicato dalla Deutsche Grammophon). Gli strumenti utilizzati sono al solito quelli consueti della musica da camera (viola, violoncello, violino, pianoforte), con delicati contrappunti elettronici e percussivi, e l’eterea voce della Obel quale strumento aggiunto. Tre brani solo strumentali intersecano sette composizioni che evocano la Enya meno commerciale, i Dead Can Dance più ariosi, la Penguin Cafè più raccolta, la Kate Bush più intima ed il Michael Nyman più commestibile, per un lavoro che ancora una volta soddisfa i palati più fini (ebbene sì, è musica di nicchia adatta all’intimità ed alla meditazione, ed assai poco alle corse in auto) tanto quanto è lontano dal mainstream radiofonico imperante. L’ennesimo centro di un’artista defilata ma preziosa.

Voto Microby: 7.8    

Preferite: Broken Sleep, Island of Doom, Myopia

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