mercoledì 25 marzo 2020

THE THIRD MIND


THE THIRD MIND (2020) The Third Mind

Primo avviso ai naviganti: chi nell’attuale progetto realizzato da Dave Alvin si aspetta la consueta esplosiva miscela di rock-country-blues-roots cui ci ha (ben) abituato l’ex Blasters, se lo dimentichi. Ma se ne faccia (secondo avviso) una splendida ragione, perché l’album omonimo dei The Third Mind non è un capolavoro solo perché composto di cover e soprattutto collocato mezzo secolo dopo l’epoca d’oro della musica realizzata, quella psichedelica della libera improvvisazione su canovacci vuoi folk vuoi blues della generazione hippie della seconda metà dei ’60. Lo spunto ad Alvin viene dalla biografia di Miles Davis, dalla quale apprende che il mitico jazzista aveva composto, editato e pubblicato alcuni capolavori “raccogliendo grandi musicisti in uno studio, scegliendo una chiave ed un groove e poi registrando tutto dal vivo per diversi giorni”. Da lì l’idea di realizzare un album con la stessa metodica. L’accolita di grandi musicisti, per uno del suo spessore, è cosa semplice, e la genesi di un supergruppo underground (non nomi altisonanti, ma turnisti che chiunque vorrebbe in studio) è cosa fatta: la band è composta da Dave Alvin (chitarra e voce), David Immergluck (chitarre, fantastico), Michael Jerome (batteria), Victor Krummenacher (basso), cui si affiancano come ospiti Jesse Sykes, D.J. Bonebrake e Jack Rudy. La scaletta non può che ispirarsi al periodo di massima libertà della musica rock, quello del power-flower. Niente jazz né Miles Davis, eccetto l’ispirazione iniziale. Si parte con una sognante Journey In Satchidananda di Alice Coltrane, si prosegue con lo splendido The Dolphins di Fred Neil (Alvin al canto), seguono Claudia Cardinale (strumentale in orbita Peter Green, unico brano composto dalla band), Morning Dew (autografato dalla canadese Bonnie Dobson ma immortalato dai Grateful Dead e centinaia di altri, e qui cantato da Jesse Sykes), una spettacolare versione di East-West (in origine della Paul Butterfield Blues Band), ed una chiusura di impronta psych-hard rock (Reverberation, di Rocky Erykson). Brani lunghi, dilatati, elettrici, atmosfera lisergica, musicisti in stato di grazia, consapevolmente indifferenti al fatto di proporre musica al di fuori dei binari correnti. The Third Mind è uno di quei dischi fuori tempo nonostante non siano fuori tempo massimo e si riferiscano ad un tempo ben preciso, che probabilmente rimarrà isolato perchè fotografa un hic et nunc temporale, umano ed artistico di grazia raramente recidivante. Se ne stiano alla larga gli ascoltatori per i quali la musica è cominciata negli anni ’80, o se ne facciano un trip pensando a quando i loro genitori avevano i capelli lunghi.
Voto Microby: 8.5   

Preferite: East-West, Morning Dew, Claudia Cardinale

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