lunedì 26 aprile 2021

Recensione: Lake Street Dive - Obviously (2021)

 LAKE STREET DIVE - Obviously (2021)


Genere: R&B Retro-Soul Indie-Pop Alt-Country


In effetti sono proprio un gruppo difficile da classificare, musicalmente parlando. Da 14 anni,  e dopo 7 album in studio, la band, originariamente formata nel 2004 da studenti che frequentano il New England Conservatory of Music di Boston, sembra uno spin-off della sit-com Friends, guidata da una cantante con radici nel jazz e nel cabaret, con un sound che strizza l'occhio all'Americana, all'R&B, al pop e tutto il resto, ma che non rientra mai esattamente in nessuna di queste categorie.  Inizia con un mix di armonie jazz, pop, soul e la voce di seta e fumo di Rachael Price in “Hypotheticals”, la frizzante influenza R&B di "Same Old News", suonati con una raffinatezza e un senso di dinamica che evocano Aja degli Steely Dan, e prosegue con la chitarra funk e l'assolo di piano elettrico in "Know That I Know”. La band rallenta un pò nelle canzoni finali dell'album, perdendo un pò della sua magia. "Anymore" è un lento ritorno al sax molto anni ’80, mentre "Sarah" è una traccia interamente a cappella che porta l'album a una conclusione austera dopo quello che è stato un inizio così divertente e promettente. 

Quello che ho apprezzato molto di Obviously è come non ci siano due canzoni uguali. Un album interessante e accattivante, che merita sicuramente un ascolto. Da ascoltare: Hypotheticals, Same Old News, Nobody's Stopping You Now. Voto: 1/2




1 commento:

microby ha detto...

Nonostante siano apprezzatissimi dalla critica (soprattutto d'oltreoceano) sono sempre stato un po' prevenuto nei confronti dei Lake Street Dive, che per genere musicale faccio fatica a collocare fuori dall'easy listening. Eppure il loro impeccabile pedigree di musicisti, gli arrangiamenti sofisticati, le contaminazioni con la musica pop più colta sono palpabili, e risultano indigesti ai poppettari di superficie, datati per i millennials, e troppo puliti per i rockettari (anche mainstream). Non a caso gli americani adottano per questo genere di musica, adatta agli over 40-50, il file under "adult contemporary pop". Anche nel look i nostri si presentano sulle copertine come i vicini di casa agghindati per una festa over 50 negli anni '80. Tant'è, da sempre quando ascolto i loro dischi non trovo mai nulla di nuovo o particolarmente stimolante, ma devo ammettere che sono invariabilmente piacevoli, sia nella scrittura che nell'esecuzione (impeccabile), e uno spazio per loro lo trovo sempre. Confermo le tre canzoni preferite da Luca, ed il mio voto è 7.4. Certo, stando alle uscite "pop" recenti, preferirei consigliare l'altrettanto piacevole, brioso, positivo ed al solito ottimamente suonato (e più mirato ai tempi) ultimo album dei The Fratellis "Half Drunk Under A Full Moon", col consueto scottish pop a metà strada tra The Proclaimers e The Last Shadow Puppets (Voto 7.6).

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