giovedì 12 maggio 2011

FLEET FOXES (2011) Helplessness Blues

Chiamato alla prova della conferma dopo un esordio sorprendente per maturità e brillantezza, il gruppo di Seattle riesce addirittura a migliorarsi.

Helplessness Blues procede tra doppie voci prese in prestito a Simon & Garfunkel e cori rubati nelle cattedrali anglicane. Quando prevalgono i primi, l’atmosfera si fa più fresca e rilassata (Bedouin Dress), quando a vincere sono i secondi, tutto si fa più serioso, quasi elisabettiano (Montezuma). Nel mezzo troviamo l’ispirazione prevalente del primo album, ovvero i chiari ossequi a CSN/Y (Sim Sala Bim, The Plains/Bitter Dancer). Esempi delle tre direzioni, mai sbilanciate, si hanno già nell’1-2-3 iniziale. Sono invece limitati al minimo sindacale i rimandi gioiosi ai Beach Boys: quale coraggio, dal momento che avevano decretato il successo commerciale dell’esordio. Ma in questo, e nell’eleganza della scrittura, nella raffinatezza degli arrangiamenti, nella contaminazione in perfetto equilibrio tra vecchio e nuovo continente, nella sapiente rivisitazione degli anni ’60 e ’70 acustici sta la grandezza del leader Robin Pecknold.

Più inglesi dei Fairport Convention ma più americani degli Steeleye Span, i Fleet Foxes si permettono accenni prog (il delizioso strumentale The Cascades in area Yes-acustici, una Lorelei che profuma di Barclay James Harvest), ma anche un piglio cantautorale con virate Canterbury (il finale di The Strine/An Argument sta dalle parti dei Gong) che potrebbero indicare una futura direzione per la band.

Piaceranno a chi ha amato Wooden Ships di CSN e The Sound of Silence di S&G, ma anche Benedictus degli Strawbs e Gaudete degli Steeleye Span.

Se Helplessness Blues possedesse un paio di brani catchy come The Boxer o Mrs. Robinson conquisterebbe le classifiche. Forse è l’unico limite di un lavoro altrimenti quasi perfetto.

Un grande album di un grande gruppo.

Preferite: Montezuma, Sim Sala Bim, Helplessness Blues

Voto Microby: 9.3/10

2 commenti:

lucaf ha detto...

Disco molto bello ma un pò difficile (ha bisogno di molti ascolti). Mi ha ricordato "If I could only remember my name" di David Crosby: per certi versi mi ha proprio proiettato all'indietro di 30-40 anni... La mia preferita è "Lorelei" insieme alla title-track.

Microby ha detto...

Concordo. Come con le donne...

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI Set - Ott 2024

  ANDREW BIRD TRIO (2024) Sunday Morning Put-On Genere : Jazz-Folk, Soft Jazz Simili : Cole Porter, Chet Baker, Nat King Cole, Stomu Yam...