domenica 3 marzo 2013

Altre recensioni al volo: I Am Kloot, Nick Cave, Antje Duvekot

I Am Kloot - Let it all in (2013)
Uno dei primi dischi usciti nel 2013, questo del trio di Manchester, e non ha deluso le aspettative. Un lavoro di profonda poesia e raffinatezza, prodotto dal loro grande fan Guy Garvey (leader degli Elbow), che si muove nel folkpop e nella psichedelia, richiamando talvolta gli estri di Tom Waits,  o i controtempi dei Joy Division. Un album forte e coerente. Voto ★★★1/2
Nick Cave - Push the Sky Away (2013)
Ormai è diventato un tuttologo: oltre a comporre musica, scrive e recita a teatro, scrive poesie e romanzi, dà interviste alle riviste fighe, partecipa a programmi TV (ricordo la partecipazione al varietà di Fiorello), si sposa una megamodella (quella della copertina). Il suo progetto parallelo (Grinderman) è servito proprio a far ricordare che è soprattutto un grande musicista ma ormai sembrava prigioniero del suo personaggio. In effetti l'inizio del lavoro non è dei più incoraggianti ma invece quei due brani, Jublilee Street e Mermaid, così decadenti e nebbiosi, eppure così fascinosi e eleganti, ci fanno riconciliare con la sua poetica musicale. Magari non è abbastanza per farcelo considerare un disco imprendibile ma la classe c'è sempre. Voto ★★★1/2
Antje Duvekot - New Siberia (2012)
Nativa di Heidelberg e trasferitasi poi a Boston, rappresenta in pieno la scena folk moderna: testi poetici e armonie musicali, che vanno decisamente al di là della canzone folk di tradizione.  Il suo stile ricorda quello di Jonatha Brooke o di Patti Griffin: una voce splendidamente morbida e piacevoli arrangiamenti che spaziano dal folk-rock al country-pop acustico. Sicuramente una delle scoperte del 2012, fuori tempo massimo per le nomination folk ma indubbiamente tra i primi 5 album di genere dell'anno appena trascorso. Voto ★★★

2 commenti:

microby ha detto...

Un commento a proposito del primo sforzo di Nicola Grotta ed I Semi Cattivi senza il finora fondamentale apporto di Mick Harvey: Push The Sky Away è agli antipodi rispetto alla rabbia furiosa dei Birthday Party, ma lontano anche dalla grinta rock del progetto-Grinderman e, va da sé, dallo splendido Dig!!! Lazarus Dig!!! che da tale progetto era stato fortemente influenzato. Cave ritorna alle ballads (non vi è un brano “mosso” in tutto l’album) di cui è maestro, con un lavoro dalle parti di Nocturama e Abattoir Blues, ma dall’ispirazione decisamente superiore, osando (con successo) anche arrangiamenti elettronici, delicati ed adatti alla scrittura. Ecco, questa è l'unica difformità rispetto al tuo giudizio, Luca: a me l'iniziale We Know Who U R, con quel tappeto di elettronica gentile ed umana, è piaciuta molto. Anzi, è la mia preferita insieme alle 2 che tu hai citato. Di più: mi sarebbe piaciuto che tutto l'album avesse osato di più in quel senso (credo che Nicolino ce l'abbia nelle corde), ma non è detto che in futuro... In ogni caso, ancora una prova di grande classe. Per me 7.8/10

microby ha detto...

A proposito degli I Am Kloot: non ha mai inciso un album meno che buono il trio di Manchester, emerso ai tempi del New Acoustic Movement, che da sempre in formazione classica chitarra-basso-batteria non si è mai proposto in veste rock’n’roll ma piuttosto cantautorale con brillanti venature pop, guidata dalla voce calda e colloquiale, più che intimista, di John Bramwell. Su tale impianto acustico anche in Let It All In si inseriscono di volta in volta ricami o “pieni” di archi, esplosioni elettriche, cori aggraziati, per un risultato finale non solo formalmente riuscito. 7.5/10

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