sabato 16 marzo 2013

JOHN GRANT (2013) Pale Green Ghosts

Chi ha amato le raffinate trame indie-pop degli Czars penserà di aver scaricato un fake ascoltando l’incipit del secondo album solista dell’ex leader della band di Denver. Ma anche chi ha apprezzato l’esordio di Grant, al fianco degli alternative-rock texani Midlake, sarà scioccato dalle prime 2 tracce di Pale Green Ghosts, elettroniche e gommose come il pop anni ’80, quasi si trattasse di un disco dei Depeche Mode o dei Bronski Beat. Poi però il nostro infila alcune perle cantautorali acustiche, guidate dalla sua bella voce baritonale e condite da testi al vetriolo, e sembra ridare pace a chi (me compreso) da lui si aspettava esattamente questo. Per essere di nuovo spiazzato da altri ritmi sintetici e plastificati che si alternano a splendide ballads sino alla fine. Senza integrazione: o dozzinale pop elettronico, talvolta francamente tamarro, o canzoni da spellarsi le mani. Perché se la scrittura è sempre da 8, gli arrangiamenti sono schizofrenici dal 4 all’8, probabilmente perché la produzione è passata dal Colorado all’Islanda, nelle mani di Biggi Veira, leader della locale band di elettro-pop GusGus. Insomma, scientemente spiazzante, come d’altra parte canta beffardamente Grant nel brano migliore del lotto, GMF: “I am the greatest motherfucker that you ever gonna meet”.
Credo gioverebbe una scelta di campo precisa, perché in un paio di brani elettronici (la title track e You Don’t Have To) Grant dimostra di poter reggere la parte meglio per esempio del Sigur Ros Jonsi, ed al pari dell’ultimo Nick Cave. Ma solo un paio, perché in altri (Sensitive New Age Guy e Black Belt per esempio) deborda nel kitsch. Oppure conservi la classicità atemporale delle ballads, come ha già dimostrato di fare con classe superiore in 15 anni di Czars, o insista nell’approccio romantico di Glacier, che conclude il lavoro con piano ed orchestra tchaikowskiani.
Si può rimandare uno studente a settembre con un 7 in pagella? Sì, quando non si tratta di profitto ma di condotta.

Preferite: GMF, Glacier, Pale Green Ghosts

Voto Microby: 7/10


1 commento:

lucaf ha detto...

Speravo che la recensione di questo disco la facesse qualcun altro. John Grant è stato disco dell'anno di questo blog (anno 2010) grazie alla illuminante collaborazione dei Midlake, e le mie aspettative nei confronti di questo disco erano altissime. Potete immaginare il mio disorientamento davanti ad un lavoro del genere: pop elettronico, largo uso di sintetizzatori ambient, perfino un pò di percussioni "disco". Sono dieci giorni che cerco di capirci qualcosa, senza riuscirci. Grazie Microby per essere stato capace di trovarci qualcosa di valido e interessante. Ok per il 7 in condotta ma anche il profitto è sconfortante; per favore qualcuno lo cacci fuori dall'Islanda.

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