sabato 9 marzo 2013

MINIRECENSIONI: Night Beds, Ben Harper & Charlie Musselwhite, Local Natives, Wooden Wand

  • NIGHT BEDS (2013) Country Sleep
  • L’esordio su lunga distanza (per modo di dire: 34’ totali) del progetto dell’americano Winston Yellen ha sede a Nashville ma non ha alcun rapporto con la scena country locale: è piuttosto un indie-folk-rock gentile embricato con un chamber-pop raffinato, sinuoso, delicato ma mai sonnacchioso, a base di plettri, archi e percussioni, tutto rigorosamente acustico. Figlio (molto dotato) di Bon Iver ma anche di Fleet Foxes e The Leisure Society. 7.5/10

  • BEN HARPER & CHARLIE MUSSELWHITE (2013) Get Up!
  • Da qualche album Ben Harper sta compiendo il percorso inverso di ogni bluesman: dopo aver trovato già all’esordio una sua via personale e subito riconoscibile alla musica black, ed averla perfezionata nella prima manciata di albums, da un po’ va alla ricerca delle radici rurali del blues, del soul, del gospel, che sia esso acustico o elettrico. Stavolta lo fa con l’ausilio del 78enne mitico armonicista bianco Musselwhite, ma partorisce solo un compitino ben fatto, senza guizzi né lampi di genio. Get up, Ben! 7/10
  • LOCAL NATIVES (2013) Hummingbird
  • Il gruppo californiano dopo il successo dell’esordio nel 2009 ha rischiato lo scioglimento, ed alla seconda prova transita con minor grinta, forse a causa della produzione di Aaron Dessner dei National. Il loro indie-pop si fa melodrammatico, con “vuoti” esistenzialisti e “pieni” ridondanti, la voce è spesso in falsetto e ne risulta uno strano mix tra dream-pop e costruzioni alla Grizzly Bear. Per ora ricordano dei Temper Trap meno elettronici o dei Band of Horses meno elettrici, tuttavia inferiori ad entrambi. 7/10
  • WOODEN WAND (2013) Blood Oaths Of The New Blues
  •  Newyorkese di nascita ma nomade per vocazione, James Jackson Toth aka Wooden Wand ancora giovane ha già un centinaio (!) di lavori, ufficiali e non, a nome proprio o sotto vari moniker, ed un’altrettanto vasta varietà di stili. L’attuale potrebbe definirsi un alt.country venato di psycho-folk, elettroacustico ed ombroso, meditabondo, autunnale, per un album essenziale: semplici accordi, che si tratti di chitarra o tastiere non c’è un arpeggio o un assolo, alla ricerca delle radici dell’America bianca, sul genere Songs:Ohia/Magnolia Electric Co./Walkabouts/Willard Grant Conspiracy. Sconsigliato ai depressi. 7/10

1 commento:

lucaf ha detto...

Night Beds: il richiamo a Bon Iver è azzeccatissimo. Ci metterei anche Father John Misty. Un Folk acustico ed intimista.

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