sabato 23 marzo 2013

STEVEN WILSON (2013) The Raven That Refused To Sing (and Other Stories)

Considerato da molti il Robert Fripp della sua generazione, per via non solo della grande abilità chitarristica, ma anche della poliedricità di interessi musicali (con netta predilezione per il progressive), l’attenzione maniacale ad arrangiamenti e produzione, la conduzione egemone ma illuminata del gruppo, la fondazione/partecipazione di/a diverse bands con espressione musicale differente, dall’art-rock/ambient dei No-Man all’avantgarde dei Bass Communion, dal pop elegante dei Blackfield in coppia con la star israeliana Aviv Geffen al death metal degli svedesi Opeth, dalla creatura-madre dei Porcupine Tree, senz’altro per qualità e continuità la migliore prog band post-’70 ma anche pregevole fabbrica di pop elegante e raffinato, ai lavori a proprio nome nei quali alterna cantautorato colto, sperimentazione, space-rock e prog.
L’ultima (e migliore) fatica da solista, sullo sforzo di 6 lunghi brani,  è appunto di marca progressive, segnatamente di derivazione King Crimson nelle aperture melodiche caratterizzate da una liquida chitarra frippiana e da flauto/batteria alla McDonald & Giles, ma non mancano passaggi maestosi alla Yes/Genesis, influenze jazz-rock di scuola Brand X, e perfino incisi strumentali che ricordano il nostrano Banco del Mutuo Soccorso.
Come al solito si apprezza un eccellente lavoro di produzione formale nonché la pregevole tecnica strumentale di ogni singolo musicista (con nota di merito per i fiati di Theo Travis), al soldo dell’illuminata dittatura di Wilson che però, malgrado le sue dichiarazioni di segno opposto, non riesce a smarcarsi dal prog déjà vu dei seventies.

Preferite: Drive Home, The Pin Drop, The Watchmaker

Voto Microby: 7.5/10

1 commento:

lucaf ha detto...

Che sia il più geniale ed innovativo esponente del progressive non ci sono dubbi, basti ricordare i numerosi progetti di cui anche tu hai fatto riferimento. Probabilmente proprio per questo motivo ci si attende sempre qualcosa di più, così come avveniva ogni volta che veniva pubblicato un lavoro di Yes, Camel, Genesis e compagnia bella. Ho trovato il precedente disco solista, Grace for Drawning, indubbiamente una spalla sopra questo, che pure contiene "Drive Home", tra le cose da ricordare tra le sue migliori mai scritte. Per me è da ★★★1/2.

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