lunedì 21 aprile 2014

Recensioni americane: John Gorka, Whiskey Myers, Marc Ford

JOHN GORKA - Bright Side of Down (2014)
JG, nativo del New Jersey, ha iniziato a fare musica 30 anni fa, prima con un gruppo (gli “I Know”) e grazie alla collaborazione di una allora giovane promessa (Shawn Colvin) e poi in solitario, girando in lungo ed in largo il suo paese. Il suo stile è neo-folk: chitarra acustica, arrangiamenti curati e intimisti, voce calda e malinconica. In questo disco (il suo dodicesimo), è aiutato dalla voce di Lucy Kaplanski e Antje Duvekot e dimostra con grande classe come deve essere fatto un disco folk: testi semplici e profondi, canzoni che immagini suonate per strada, chitarra al collo, con un gruppo di amici intorno. Voto: ☆☆

WHISKEY MYERS - Early Morning Shakes (2014)
Texani genuini, fanno un Southern Rock che si ispira a piene mani alla tradizione di Allman Brothers, Marshall Tucker o Lynyrd Skynyrd. Lo so, è roba che magari l’hai già sentita un milione di volte ma niente eguaglia il piacere di ascoltare ballate che sanno di sudore, di fumo e whisky, con chitarrone, armoniche, banjo e pedal steel suonate comediocomanda. Voto: ☆☆1/2

MARC FORD - Holy Ghost (2014)

Allontanato dai Black Crowes di cui è stato chitarrista (tra il 1991 ed il 1997) di grande qualità (pare per abuso di droga), per un pò di tempo ha collaborato con i Gov’t Mule, Ben Harper, Marc Olson e Ryan Bingham ma qualche anno fa aveva deliziato con un gruppo da lui fondato (Neptune Blues Band). Ora ha pubblicato questo bel lavoro (il suo quinto da solista) di puro genere “Americana”, condito di ballate country-rock vecchio stile (pedal steel, chitarre acustiche e tastiere delicate). Un disco onesto, solido che non può non piacere agli amanti del genere. Voto: ☆☆

2 commenti:

microby ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
microby ha detto...

MARC FORD non cerca nuove vie di espressioni nella musica rock americana. Ed è ben distante dal tiro southern-rock dei Black Crowes e dalla psichedelia della Chris Robinson Brotherhood. Probabilmente ora è più influenzato dalle collaborazioni con Mark Olson e Ryan Bingham, ed il suo country-rock malinconico, segno di una vita spremuta, è piacevole ma anche un poco convenzionale.
Voto Microby: 7.2

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