venerdì 11 dicembre 2015

HALF MOON RUN, THE LONDON SOULS, PETER BRODERICK


HALF MOON RUN (2015) Sun Leads Me On




Potrebbe essere il terzo album degli Alt-J. Quindi acquisto a scatola chiusa. Ma rispetto a questi ultimi il quartetto di Montreal, qui al secondo lavoro, ha caratteristiche in più ed altre in meno. In più (non è necessariamente una qualità) soprattutto le influenze: oltre agli stessi Alt-J (pop intelligente, cori sospesi, cambi di ritmo, progressioni melodiche, rimandi al folk bucolico attualizzato), anche ampie dosi di Fleet Foxes e di Stornoway, un pizzico di Midlake, di Bloc Party e di Beach Boys. Ma anche 2 brani (quelli che eliminerei dalla scaletta perché totalmente disarmonici col resto; e purtroppo scelti come singoli, la qual cosa mi fa temere per l’evoluzione futura della band) electro-new wave anni’80. In meno: la classe cristallina degli Alt-J, originale e compiuta già all’esordio, là dove gli HMR mostrano ancora qualche indecisione e (piccola) pecca tre anni dopo il debutto. Si tratta di dettagli che ad alti livelli fanno la differenza, ma la stoffa utilizzata è di ottima qualità ed il taglio di eccellente fattura. Le scelte future presumo siano legate al successo o meno dei 2 singoli Trust e Consider Yourself, così mi ritrovo a tifare contro.

Voto Microby: 8.5

Preferite: Turn Your Love, Hands In The Garden, Narrow Margins





THE LONDON SOULS (2015) Here Come The Girls



Secondo album (ma primo con distribuzione internazionale) per il classico duo chitarra (Tash Neal, sembra il cugino di Jimi Hendrix) e batteria (Chris St. Hilaire, il fratello minore di Frank Zappa?). Non tragga in inganno il nome della band: i due sono di New York. Illuminanti invece, per catalogare il genere musicale prodotto, le somiglianze fisiche, il look dei due e l’artwork di copertina: una totale immersione nel rock (non pop) anni ’60, con le influenze più palesi in Cream, Beatles, Small Faces, Animals, Ten Years After. Al netto della mancanza di originalità (se pensiamo che le medesime radici, filtrate ed attualizzate, le troviamo in una band di altra levatura come i Black Keys) le 13 tracce sono fresche, godibili, ben eseguite, filologicamente impeccabili, che siano acustiche o elettriche. Un consigliabile ritorno ai sixties di qualità.
Voto Microby: 7.5
Preferite: When I’m With You, Steady, Alone





PETER BRODERICK (2015) Colours of The Night



Il prolificissimo (già una quindicina di dischi a soli 28 anni!) musicista di Portland, Oregon (ma da anni attivo a Copenhagen), registra l’ultimo album a Lucerna, accompagnato da una band svizzera. Ma il suono resta caldo, crepuscolare, intimo, anche grazie alla rinuncia all’essenzialità ed alla sperimentazione dei precedenti lavori. I riferimenti quindi, da Hauschka, Dustin O’Halloran, Nils Frahm, Balmorhea sui quali era allineata la produzione avantgarde precedente, sono diventati i cantautori introspettivi alla Elliott Smith, Josè Gonzales, Nick Drake, Nick Mulvey, e le occasionali incursioni di chitarra elettrica e fiati donano colore alle canzoni. Ma i mèntori gli sono per ora decisamente preferibili.
Voto Microby: 7.2
Preferite: Colours of The Night, Our Best, On Time
































  

 
 

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