Da sempre mi diverte molto stilare delle classifiche dei dischi migliori dell'anno e l'appuntamento con il primo numero dell'anno delle riviste specializzate è sempre stato in passato un momento di confronto e di approfondimento sulle uscite musicali dell'anno. E' sempre stata anche l'occasione di scoprire dischi che non avevo ascoltato e, inquadrando magari il gusto del singolo recensore, riuscivo a farmi un'idea della scena musicale. Oggi però mi sembra tutto un po' più complicato un po' per l'avvento di numerosi blog specializzati, poi per la mancanza di una vera scena musicale che possa rendere coerenti le varie liste che si leggono ovunque.
Prima di pubblicare le liste dell'anno, quello che mi sento di ricordare del 2015 è che ormai siamo davvero davanti alla rivoluzione della musica intesa come supporto artistico. I dischi fisici ormai non ci sono quasi più ed il loro acquisto è ormai appannaggio degli ultracinquantenni come me, ancora legati al possesso fisico del supporto, con la sua copertina, le sue fotografie, i testi. Ormai gli LP e i CD sono stati sostituiti dalla musica liquida, dallo streaming di Spotify o Apple Music. E pensare che il mio primo disco lo acquistai nel 1976 (Ullalla di Venditti e un po' me ne vergogno anche se il secondo fu The Dark Side of the Moon e quindi mi ero ampiamente riscattato...): nella mia camera i dischi giravano su un piatto Technics (qualche anno dopo su un Thorens con testina Shure). A partire da allora ho comprato una valanga di vinili e cd ed ancora oggi gli amici sorridono davanti alle pareti rivestite da dischi ordinatamente disposti e conservati. Ascolto musica ogni momento che posso (con sconcerto ho calcolato di avere ascoltato circa 700 dischi solo nel 2015) ed in casa il silenzio è impossibile perché lo stereo o le casse B&W attaccate all'iMac sono sempre in funzione. Addirittura non mi dispiace passare il tempo in macchina perché posso mettere a canna la musica senza disturbare ed essere disturbato.
Ecco perché non me la sento ancora di attraversare il Rubicone e passare allo streaming ed ancora nei miei viaggi annuali in USA e a Londra me ne torno con la valigia piena di CD e vecchi vinili (anche se in queste due città i negozi di dischi si contano sulle dita di una mano). Non so tuttavia per quanto tempo andrò avanti sia perché ho sempre avuto la passione per la tecnologia e poi anche perché i miei figli non sembrano essere interessati più di tanto ai supporti fisici ma amano ascoltare la musica sugli iPod peraltro senza mai organizzarla per dischi completi ma per playlists. Praticamente un po' come facevo io con le vecchie cassette C90 o, successivamente, con i CD masterizzati.
Scusate il pippone ma la scomparsa di David Bowie e di ciò che ha rappresentato per la musica mi ha un po' scombussolato il cervello. Le classifiche nei prossimi giorni. Buona lettura.
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1 commento:
Sai che non smetterai mai. Come me. Se può consolati, qua a Roma ci sono tanti giovani che comprano vinili.
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