WILLIAM BELL - This is where I live (2016)
Settantasettenne esponente del Memphis sound, torna ad incidere per la Stax, storica etichetta soul degli anni ‘60, un po' scaduta verso la fine del secolo fino alla bancarotta e alla chiusura delle produzioni. Nell’ultimo paio d’anni la Stax ha ripreso a produrre azzeccando un pugno di buoni successi grazie a Ben Harper e Nataniel Ratelieff e la decisione di recuperare William Bell si rivela decisamente oculata. In realtà WB ha sempre avuto poco in comune con i più aggressivi compagni di etichetta Otis Redding o Rufus Thomas, preferendo un profilo più soft, vicino ad un soul classico modello Curtis Mayfield o Booker T Jones. La sua espressione caratteristica è un vintage soul musicalmente impeccabile e senza tempo: del resto in un periodo di sempre maggior recupero del soul da parte di artisti più giovani, lui che fa questa musica da più di 50 anni non può che essere geneticamente ispirato. Da ascoltare: Born under a Bad Sign (scritto nel 1967 insieme a Booker T Jones e portato al successo prima da Albert King e poi dai Cream), Poison in the Well (la migliore del disco, al modo di BB King), Mississippi-Arkansas Bridge. Voto: ☆☆☆☆
CHRISTY MOORE - Lily (2016)
In Irlanda CM è una specie di leggenda vivente, anche se discusso per il suo passato: il suo appoggio all’IRA, in seguito rinnegato, il suo impegno sociale e politico, il suo essere sempre disinteressato al business ne hanno sottolineato il carattere poco propenso ai compromessi. Erano cinque anni che non usciva un suo lavoro ed anche qui il suo stile cantautorale con ballate ricche di chitarre e mandolini legano lo stile profondamente irish a melodie profonde ed evocative di impronta pop-folk. Senza dubbio uno dei dischi folk da ricordare nelle classifiche di fine anno. Da ascoltare; Oblivious, The Ballad of Patrick Murphy. Voto: ☆☆☆1/2
LISA HANNIGAN - At Swim (2016)
L’avevamo apprezzata già nei dischi di Damien Rice, del quale è musicalmente e sentimentalmente legata, e nei suoi due lavori precedenti, Sea Sew del 2008 e Passenger del 2011 (senza dimenticare la partecipazione alla colonna sonora del film premio oscar Gravity del 2013). Se Passenger era stato prodotto da Joe Henry, questo nuovo lavoro vede invece protagonista Aaron Dessner dei National che contribuisce a modulare atmosfere complesse e raffinate, lievemente elettroniche, esaltate dalla splendida voce di Lisa. I rimandi sono Kate Bush, Tori Amos, Bjork e Fiona Apple. Un disco non semplice, lontano dalle ballate musicali abituali, ma pieno di luce e di colore e sempre più ricco di particolari ascolto dopo ascolto. Da segnalare: Snow, Undertow. Voto: ☆☆☆1/2.
2 commenti:
LISA HANNIGAN : Nonostante la produzione del newyorkese Aaron Dessner (The National) l’ultimo album della cantautrice irlandese non suona né metropolitano né americano, ma è quanto di più vicino al folk etereo di Vashti Bunyan, a quello colto dei Clannad, alla Kate Bush più bucolica ed alla Enya meno mainstream.
“This is an album to listen to in front of a crackling fire, with a very strong drink, at the end of a very arduous day” (J.C. Monger, Allmusic). “A desbordant lake of peacefulness and a bit of melancholy… a perfect company in a rainy day” (B. Ramona, Allmusic). Finanche troppo, risultando meno fantasioso del precedente Passenger (2011) ed in alcuni brani ipnoinducente (sebbene mai dimesso, anzi forse l’eccessiva cura dei particolari sottrae calore e colore alla scrittura). Certamente non da ascolto in auto.
Voto Microby: 7.3
Preferite: Undertow, Lo, Snow
WILLIAM BELL : Gran bel disco, che non faticherà ad essere ricordato tra i migliori lavori soul dell'anno. Oltre ai soliti fiati, al servizio prevalentemente di soul ballads piuttosto che di frizzanti errenbì, ho molto apprezzato le tastiere morbide e vellutate.
Voto Microby: 8
Preferite: Poison In The Well, Born Under A Bad Sign, Mississippi-Arkansas Bridge
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