sabato 12 gennaio 2013

LATE BUT NOT LEAST: Willy Mason, Ray Wylie Hubbard, Sharon Van Etten, Giant Giant Sand, Joss Stone

WILLY MASON (2012) Carry On (Dopo un esordio estremamente maturo all’età di 19 anni, il cantautore USA è solo al terzo lavoro in 9 anni ma mantiene le promesse con una qualità compositiva superiore alla media, esaltata da arrangiamenti acustici spesso sporcati da una chitarra elettrica distorta che piacerebbe a Chris Eckman ma anche a Daniel Lanois, e da una sezione ritmica moderna ma calda. Una voce maschia, riflessiva, amara e dei testi maturi e sarcastici lo fanno collocare tra i discepoli di Johnny Cash, Townes Van Zandt e Mark Lanegan, in mezzo ai beautiful losers Lee Clayton, Damien Jurado, M. Ward, Mark Eitzel, Josh Ritter) 8/10

RAY WYLIE HUBBARD (2012) The Grifter’s Hymnal (Da molti considerato l’antesignano del cowpunk, a 65 anni il country-rock-bluesman americano continua a possedere una voce profonda e roca, ed a produrre albums elettroacustici di alta qualità e forte intensità, in perfetta linea con gli outlaws succedutisi nei decenni, da Willie Nelson e Waylon Jennings a Steve Earle e Ryan Bingham) 7.8/10

SHARON VAN ETTEN (2012) Tramp (Trentenne USA al terzo album, partita come una Marissa Nadler più melodrammatica, ora propone un’americana come fosse trattata da Anna Calvi e St. Vincent, riuscendo ad essere più melodica di entrambe, soave nel timbro vocale ma urgente nello sferragliare delle chitarre, acustiche con rinforzo stratificato/riverberato dell’elettrica, col netto di un’intensità melodicamente punk) 7.6/10

GIANT GIANT SAND (2012) Tucson (Un “Giant” in più ma nessuna variazione stilistica per i Giant Sand: Tucson è un concept acustico su un viaggio ideale del leader Howe Gelb in bicicletta on the road, che piacerà ai fans di Calexico, Band of Blacky Ranchette e Los Lobos con la sua riuscita miscela di country-folk, tex-mex, shuffle-jazz, blues notturni ed inserti mariachi, morriconiani ed ispanici, tra deserti, saloons, prigioni e stazioni rigorosamente abbandonati e polverosi) 7.5/10

JOSS STONE (2012) The Soul Sessions Vol. 2 (Che peccato che questa bella inglesina non sia riuscita (finora) a mantenere le promesse che uno strepitoso debutto a 16 anni la incoronava come nuova Aretha Franklin bianca: i successivi tentativi di modernizzare il linguaggio della musica black che non fosse in direzione nu-soul o hip-hop hanno finora partorito una sorta di Anastacia più funk-R&B. Non differisce l’ultimo sforzo, da 8+ quando segue i sentieri del soul classico e da 6 quando cerca una via “moderna”, nonostante lo sforzo, cristallino fin dal titolo dell’album, di tornare sui passi dell’esordio. Comunque il suo miglior lavoro da allora) 7.3/10

1 commento:

lucaf ha detto...

Joss Stone: Ho avuto la fortuna di vederla in concerto un paio di mesi fa sulla splendida baia di San Diego e confermo la sua assoluta grandezza! La voce ce l'ha veramente e, cosa altrettanto importante, ha il R&B nel sangue. Non dimentichiamo che ha 25 anni e possiamo consentirle qualche svarione: sono assolutamente d'accordo sulla disomogeneità dell'album, comune anche ai due precedenti, ma da questo, come da quelli, due-tre pezzi sono sicuramente da mettere in playlist!

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