JAKE BUGG (2012) Jake Bugg (Diciottenne di Nottingham dalla sorprendente maturità musicale, indifferente ai trends del momento ed artefice invece di un folk-pop che richiama Bob Dylan e Fred Neil quanto Conor Oberst e Jens Lekman, Donovan quanto i songwriters pre-Beatles, affiancandosi a modelli attuali come M. Ward, Pete Molinari, o lo svedese The Tallest Man On Earth, ai quali è da preferirsi in virtù di una maggiore varietà di scelte melodiche ed arrangiamenti, oltre che per l’età che, stante le premesse, lascia intravedere un radioso futuro) 7.8/10
DARK DARK DARK (2012) Who Needs Who (Quarto album per la band americana e più di un richiamo ai lavori più crepuscolari di Regina Spektor, con gli arrangiamenti centrati sul pianoforte e l’impianto, che resta scarno, arricchito da sezione ritmica, archi ed occasionali fiati, e la malinconica voce di Nona Marie Invie a rendere sentimentale ma inquieta la proposta) 7.8/10
LORD HURON (2012) Lonesome Dreams (Il gruppo di Ben Schneider, cresciuto musicalmente in California, segue all’esordio le orme del revival folk-rock di Fleet Foxes e Mumford & Sons, con composizioni dalle belle armonie vocali, chitarre acustiche con funzione prevalentemente ritmica, doppia voce maschile, epica e coralità misurate. Bel lavoro, anche se manca la genialità dei Fleet Foxes ed una voce solista carismatica come quella di Marcus Mumford) 7.6/10
MARK EITZEL (2012) Don’t Be A Stranger (Uno scarno pizzicato di chitarra acustica, note dolenti di pianoforte, delicati contrappunti di archi, sezione ritmica in punta di piedi, e voce malinconica: dopo 11 album da leader degli American Music Club ed al nono da solista la ricetta del cantautore californiano non cambia, così come la qualità medio-alta della scrittura, tra liriche tristi ma ironiche e melodie che invitano all’introspezione) 7.5/10
WOODS (2012) Bend Beyond (Sesto album per il gruppo di Brooklyn capitanato da Jeremy Earl, all’insegna di un folk-rock che parte dai Byrds e si contamina con il pop e la psichedelia, a ricordare Three O’Clock e Rain Parade: senza dubbio negli anni ’80 l’avremmo classificato un buon lavoro della scena Paisley Underground) 7.5/10
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