venerdì 4 gennaio 2013

SCAMPOLI (MERITEVOLI) DEL 2012: Jake Bugg, Dark Dark Dark, Lord Huron, Mark Eitzel, Woods

JAKE BUGG (2012) Jake Bugg (Diciottenne di Nottingham dalla sorprendente maturità musicale, indifferente ai trends del momento ed artefice invece di un folk-pop che richiama Bob Dylan e Fred Neil quanto Conor Oberst e Jens Lekman, Donovan quanto i songwriters pre-Beatles, affiancandosi a modelli attuali come M. Ward, Pete Molinari, o lo svedese The Tallest Man On Earth, ai quali è da preferirsi in virtù di una maggiore varietà di scelte melodiche ed arrangiamenti, oltre che per l’età che, stante le premesse, lascia intravedere un radioso futuro) 7.8/10

DARK DARK DARK (2012) Who Needs Who (Quarto album per la band americana e più di un richiamo ai lavori più crepuscolari di Regina Spektor, con gli arrangiamenti centrati sul pianoforte e l’impianto, che resta scarno, arricchito da sezione ritmica, archi ed occasionali fiati, e la malinconica voce di Nona Marie Invie a rendere sentimentale ma inquieta la proposta) 7.8/10

LORD HURON (2012) Lonesome Dreams (Il gruppo di Ben Schneider, cresciuto musicalmente in California, segue all’esordio le orme del revival folk-rock di Fleet Foxes e Mumford & Sons, con composizioni dalle belle armonie vocali, chitarre acustiche con funzione prevalentemente ritmica, doppia voce maschile, epica e coralità misurate. Bel lavoro, anche se manca la genialità dei Fleet Foxes ed una voce solista carismatica come quella di Marcus Mumford) 7.6/10

MARK EITZEL (2012) Don’t Be A Stranger (Uno scarno pizzicato di chitarra acustica, note dolenti di pianoforte, delicati contrappunti di archi, sezione ritmica in punta di piedi, e voce malinconica: dopo 11 album da leader degli American Music Club ed al nono da solista la ricetta del cantautore californiano non cambia, così come la qualità medio-alta della scrittura, tra liriche tristi ma ironiche e melodie che invitano all’introspezione) 7.5/10

WOODS (2012) Bend Beyond (Sesto album per il gruppo di Brooklyn capitanato da Jeremy Earl, all’insegna di un folk-rock che parte dai Byrds e si contamina con il pop e la psichedelia, a ricordare Three O’Clock e Rain Parade: senza dubbio negli anni ’80 l’avremmo classificato un buon lavoro della scena Paisley Underground) 7.5/10

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