Molta
critica musicale ha la memoria decisamente corta: dopo aver sparato
sul progressive dal
1976 (l’avvento del punk) ad oggi, è pronta ad incensare ogni
disco prog (vabbè, di
valore) che oggi venga pubblicato a condizione di non definirlo prog.
Come fosse d’obbligo vergognarsi di aver amato King Crimson,
Genesis, Yes, EL&P, Jethro Tull, P.F.M., B.M.S. e compagnia
bella. Così il nostro americano di turno, forte di un passato
decennale da chitarrista sperimentale shakerato con un’elettronica
minimale – con la band Emeralds
o da solista – se ne esce con un album strumentale (più cori
estatici, per una suite in 4 movimenti e 13 brani) che sembra
partorito dal Mike Oldfield
dei ’70 e viene osannato con etichette che lo dipingono per quel
che non è, cioè un innovatore: “electronic music”,
“contemporary new age”, “experimental ambient”, “post-rock”,
“cosmic guitar meditation”, addirittura “adult modern creative
guitarist like Bill Frisell”! Nella realtà siamo di fronte ad uno
(splendido) tuffo nel passato prog,
ricco di chitarre, piani, mandolini, cori trasognati insieme a beats
elettronici, drum machine, samples, ma soprattutto creatività.
Orgogliosi di aver amato la fonte di ispirazione primaria: Tubular
Bells!
Voto
Microby: 7.7
Preferite:
In Search of The
Miraculous, The Instinct, Turiya (The Same Way)
THE MEN
(2014) Tomorrow's Hits
Ovviamente
ironico il titolo del quinto lavoro della band di Brooklyn, dal
momento che il baricentro musicale è ben piantato nei ’60-’70.
Rapida l’evoluzione che in 5 anni ha portato The
Men dal punk/hardcore degli esordi
all’attuale rock’n’roll gravitante intorno al blue
collar rock alla Bruce
Springsteen, con influenze che vanno dal
garage-sound ’60 ai Rolling Stones
prima maniera, dall’”americana” alla Tom Petty al pub-rock alla
Dr. Feelgood. Tutto, dai fiati alla E Street Band alla spontaneità
garage, dai riffs di chitarra stonesiani al jingle-jangle pettyano,
suona come una calda e riuscita dichiarazione d’amore al rock del
passato.
Voto
Microby: 7.4
Preferite:
Dark Waltz, Another
Night, Get What You Give
SOHN
(2014) Tremors
Il
londinese SOHN, al secolo Toph Taylor ed attivo a Vienna dal 2010, è
il musicista elettronico più trendy
del momento: eppure la sua proposta artistica è tutt’altro che
originale, col suo tenersi in bilico tra l’elettronica minimalista
e malinconica di James Blake e
la robotica glaciale dei Kraftwerk,
il synth-pop degli Orchestral Manoevres In The
Dark ed il new-romantic
anni ’80. Un debutto all’insegna di beats
elettronici “umani”, da ascolto più che da dancefloor,
ben costruito ma di scarsa creatività.
Voto
Microby: 6.9
Preferite:
Artifice, Veto, The Wheel
1 commento:
Mark McGuire: è vero, un buon disco ambient-prog in cui l'ispirazione oldfieldiana unita a reminiscenze giapposotte (Stomu Yamash'ta ve lo ricordate?) e francesizzanti (Jean-Michel Jarre) ci fanno riandare al passato ed alle prime esperienze dell'utilizzo dell'elettronica nei classici stilemi prof. Genere che, bene o male, tutti abbiamo apprezzato ed amato.
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