MARK
LANEGAN BAND (2014) Phantom Radio
Per
metà degli ascoltatori Blues Funeral,
del 2012, era stato un album riuscito, perfino eccellente col suo
sound hard-elettronico scuro ed anni ’80. Personalmente stavo con
l’altra metà, che lo considerava confuso, pasticciato, stanco e
finto-arrabbiato. Ora che la critica sta stroncando l’attuale
Phantom Radio,
considerandolo figlio mal concepito di quel sound, mi trovo di nuovo
nel ruolo di bastian contrario: finalmente calato senza indugi nel
suono eighties, l’ex frontman degli Screaming Trees partorisce il
suo disco più pop-rock
ed orecchiabile, che sarebbe stato considerato un gioiello di
dark-pop nel 1984 ma che 30 anni dopo scontenta sia gli amanti del
revivalismo synth-pop ’80 (ai quali Phantom
Radio non risulterà né allegro nè
danzabile), sia i puristi che probabilmente speravano in
un’accelerata hard-blues elettronica. Ma qui siamo di fronte a
belle canzoni interpretate da una voce al solito magnificamente
sinistra. Si può perdonare un eccesso di tastiere sintetiche negli
arrangiamenti.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Harvest Home, The
Killing Season, Floor of The Ocean
STEVEN
WILSON (2014) Cover Version
Il
prolifico leader di (tra gli altri) Porcupine
Tree, Blackfield, No-Man anche da solista
calca territori molto diversi tra loro, dal prog al metal, dal
cantautorato acustico all’avantgarde. Come da titolo, nell’ultimo
sforzo propone 6 cover (di Alanis Morissette, Abba, The Cure, Momus,
Prince, Donovan) ed altrettanti brani autografi, gli uni e gli altri
già pubblicati come side A e B di CD singles tra il 2003 ed il 2010.
Arrangiamenti prevalentemente acustici basati su chitarra e piano,
con tocchi discreti di elettronica di scuola Eno, e rinforzi di
chitarra elettrica di scuola Fripp o Gilmour. Le cover suonano
originali ma coese al resto del lavoro, che risulta apprezzabile ma
di livello inferiore. L’impressione è (come per Joe Bonamassa in
contesto rock-blues) che se il geniale artista inglese non
disperdesse energie ed idee in mille progetti collaterali, potrebbe
deliziarci con un capolavoro. Ma il momento è ancora rimandato.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
The Guitar Lesson, The Day Before You Came,
Four Trees Down
PINK
FLOYD (2014) The Endless River
Quel
che resta dei Pink Floyd (il chitarrista David Gilmour ed il
batterista Nick Mason) decide di pubblicare il materiale (18 brani di
cui 16 strumentali, spesso bozzetti o spunti musicali che è
difficile considerare compiuti) scartato durante (o composto a latere
del)le sessions di The Division Bell
(1994), quindi con la partecipazione del tastierista Rick Wright, ora
scomparso. Non si va oltre l’operazione nostalgia, dal momento che
le canzoni proposte (già non accettate per la pubblicazione dai
discografici in illo tempore)
non aggiungono nulla alla storia dei nostri, pur ricordandoci un
suono immediatamente riconoscibile e la liricità della chitarra di
Gilmour, vero protagonista del progetto. Come scontato, e come per il
ritorno degli U2 pochi mesi fa, un ottimo prodotto che tuttavia ci
ricorda che l’arte è un’altra cosa (e, almeno per i Pink Floyd,
appartiene al passato).
Voto
Microby: 7
Preferite:
Anisina, Allons-Y 1-2, Sum
1 commento:
Mark Lanegan: trovo correttissima la tua valutazione sull'album. Un disco pop-rock che data la voce luciferina e nickcaveiana di ML non annoia mai. Voto: ☆☆☆
Streven Wilson: si dimostra ogni volta di più l'unico genio contemporaneo della musica prog (non per nulla gli Yes gli hanno affidato il compito di rieccitare i loro dischi). Questo non è sicuramente il disco su cui giudicarlo dato il suo essere una specie di divertissement musicale. Comunque interessante. Voto: ☆☆☆
Pink Floyd: copertina stupenda, grande marketing. Poi basta. Del resto erano stati brani scartati ai tempi di Division Bell, album già scarso di per sé. Voto: ☆
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