Natali
londinesi di famiglia ghanese, il 26enne Benjamin Sainte-Clementine
arriva al debutto dopo aver fatto l’artista di strada a Parigi ed
aver recentemente impressionato alla TV britannica. Come? Nessun
produttore di grido né appoggi extra-artistici: solo puro talento
musicale, che non inventa nulla di nuovo ma riesce ad interpretare 50
anni di musica black & white forgiandola in un unicum
personalissimo. Tra le dita del suo pianoforte e le dotate corde
vocali (da tenore con timbro brillante e lievemente nasale) scorrono
il soul elegante di John Legend,
il jazz di Nina Simone,
il pop lirico di Antony Hegarty,
il romanticismo intenso di Edith Piaf.
Il tutto, con l’aiuto di archi e percussioni, suona originale
rispetto alle influenze, ma insieme rispettoso. Ora potrà suonare
pop, blues, soul, easy listening, avantgarde o cantare in chiesa o per
strada: ha il talento per fare quello che vuole, speriamo non lo
sprechi. Ci ha comunque già fatto dono di un piccolo, grande disco.
Voto
Microby: 8.5
Preferite:
London, Winston
Churchill’s Boy, Condolence
THE DECEMBERISTS (2015) What A Terrible World, What A
Beautiful World
Amati
dalla critica e giustamente premiati anche dal successo col
precedente The King Is Dead
(2011), il gruppo di Portland, Oregon riesce a confermare la propria
evoluzione che ha portato Colin Meloy e sodali fuori dalle secche
dell’iniziale concept/prog-folk (peraltro di ottima fattura)
all’attuale, brillante folk-pop
di impronta british-folk revival
(con in testa i Fairport Convention)
ma con intrusioni anche di pop anni ’60, di fiati alla Of
Monsters And Men, di roots rivisitate alla
maniera dei Fleet Foxes,
di radiofonia alla Fanfarlo,
di eleganza alla The Leisure Society.
Il loro album più vario, in una discografia di qualità mai meno che
buona.
Voto
Microby: 8
Preferite:
Cavalry Captain,
Philomena, Make You Better
DAN MANGAN + BLACKSMITH (2014) Club Meds
Avevamo
lasciato il cantautore di Vancouver vincitore del Juno Prize per il
bellissimo Oh Fortune
nel 2011, lavoro sospeso tra Micah P. Hinson e gli Arcade Fire.
Ritorna per un quarto album molto diverso, in cui si fa accompagnare
da una backing band ma soprattutto esplora la psichedelia
con composizioni oniriche (ma dai sogni turbati), mood agrodolce,
temi sociali, impianto elettroacustico. Ne risulta uno sforzo
riuscito in parte, che risente dell’influenza alt-pop
di Radiohead, Grizzly Bear, TV On The Radio,
Alt-J, che parte bene ma non riesce mai a
decollare, accartocciandosi un po’ su se stesso.
Voto
Microby: 7.4
Preferite:
Vessel, Mouthpiece, Offred
1 commento:
Devo ammettere che il 2015 appare essere iniziato con buone speranze: quello di BENJAMiN CLEMENTINE è un disco meraviglioso, in cui il pop si sposa con il teatro, Cohen con Brecht, Antony con Chopin, Eric Satie con Philip Glass. Una grande sorpresa, forse la svolta del pop contemporaneo, magneticamente attratto da sonorità soul, liriche e jazz. Voto: ☆☆☆☆1/2
Anche per quanto riguarda i DECEMBERISTS, l'ascolto rivela una sorta di disco-antologia in cui gli stili, le melodie e gli arrangiamenti appaiono sempre più convincenti e sicuramente meno leziosi e banali dei lavori più recenti. Voto: ☆☆☆☆
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