lunedì 2 febbraio 2015

BENJAMIN CLEMENTINE, THE DECEMBERISTS, DAN MANGAN + BLACKSMITH


BENJAMIN CLEMENTINE (2015) At Least For Now
Natali londinesi di famiglia ghanese, il 26enne Benjamin Sainte-Clementine arriva al debutto dopo aver fatto l’artista di strada a Parigi ed aver recentemente impressionato alla TV britannica. Come? Nessun produttore di grido né appoggi extra-artistici: solo puro talento musicale, che non inventa nulla di nuovo ma riesce ad interpretare 50 anni di musica black & white forgiandola in un unicum personalissimo. Tra le dita del suo pianoforte e le dotate corde vocali (da tenore con timbro brillante e lievemente nasale) scorrono il soul elegante di John Legend, il jazz di Nina Simone, il pop lirico di Antony Hegarty, il romanticismo intenso di Edith Piaf. Il tutto, con l’aiuto di archi e percussioni, suona originale rispetto alle influenze, ma insieme rispettoso. Ora potrà suonare pop, blues, soul, easy listening, avantgarde o cantare in chiesa o per strada: ha il talento per fare quello che vuole, speriamo non lo sprechi. Ci ha comunque già fatto dono di un piccolo, grande disco.
Voto Microby: 8.5
Preferite: London, Winston Churchill’s Boy, Condolence

THE DECEMBERISTS (2015) What A Terrible World, What A Beautiful World
Amati dalla critica e giustamente premiati anche dal successo col precedente The King Is Dead (2011), il gruppo di Portland, Oregon riesce a confermare la propria evoluzione che ha portato Colin Meloy e sodali fuori dalle secche dell’iniziale concept/prog-folk (peraltro di ottima fattura) all’attuale, brillante folk-pop di impronta british-folk revival (con in testa i Fairport Convention) ma con intrusioni anche di pop anni ’60, di fiati alla Of Monsters And Men, di roots rivisitate alla maniera dei Fleet Foxes, di radiofonia alla Fanfarlo, di eleganza alla The Leisure Society. Il loro album più vario, in una discografia di qualità mai meno che buona.
Voto Microby: 8
Preferite: Cavalry Captain, Philomena, Make You Better
DAN MANGAN + BLACKSMITH (2014) Club Meds
Avevamo lasciato il cantautore di Vancouver vincitore del Juno Prize per il bellissimo Oh Fortune nel 2011, lavoro sospeso tra Micah P. Hinson e gli Arcade Fire. Ritorna per un quarto album molto diverso, in cui si fa accompagnare da una backing band ma soprattutto esplora la psichedelia con composizioni oniriche (ma dai sogni turbati), mood agrodolce, temi sociali, impianto elettroacustico. Ne risulta uno sforzo riuscito in parte, che risente dell’influenza alt-pop di Radiohead, Grizzly Bear, TV On The Radio, Alt-J, che parte bene ma non riesce mai a decollare, accartocciandosi un po’ su se stesso.
Voto Microby: 7.4
Preferite: Vessel, Mouthpiece, Offred

1 commento:

lucaf ha detto...

Devo ammettere che il 2015 appare essere iniziato con buone speranze: quello di BENJAMiN CLEMENTINE è un disco meraviglioso, in cui il pop si sposa con il teatro, Cohen con Brecht, Antony con Chopin, Eric Satie con Philip Glass. Una grande sorpresa, forse la svolta del pop contemporaneo, magneticamente attratto da sonorità soul, liriche e jazz. Voto: ☆☆☆☆1/2

Anche per quanto riguarda i DECEMBERISTS, l'ascolto rivela una sorta di disco-antologia in cui gli stili, le melodie e gli arrangiamenti appaiono sempre più convincenti e sicuramente meno leziosi e banali dei lavori più recenti. Voto: ☆☆☆☆

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