A dieci anni esatti dal loro esordio, gli Chat Noir
ribadiscono il cambio di rotta annunciato, fin dal titolo, con il precedente
Elec3cities, album che fu concepito con il trio disseminato in tre punti
diversi del pianeta.
Con questo nuovo disco, ufficialmente in vendita dal 20 maggio
ma già disponibile in digital download (l’ho acquistato per modesti 5,96 euro,
al cambio con la sterlina), la svolta si fa ancora più radicale. Dopo che l’anima
più jazz del gruppo (il batterista Giuliano Ferrari) ha deciso di lasciare il trio originale per percorrere altre strade, nella formazione fa
ufficialmente ingresso il guru dell’elettronica J.Peter Schwalm, che qualcuno
di voi ricorderà nello strepitoso Drawn from life, scritto a quattro mani con
Brian Eno.
Del titolo dell’album di Anouar Brahem che diede il nome al
gruppo – una miscela di jazz e suggestioni di musica etnica – non rimane pressoché
nulla. Le atmosfere si fanno più cupe e minacciose, il bassista Fogagnolo
imbraccia anche il trombone e in un brano si sentono i versi di Alessandro
Tomaselli, mentre Daniel Calvi fornisce un apporto tutt’altro che trascurabile
su tre brani. Siamo in un territorio al crocevia tra elettronica,
sperimentazione, rumorismo e vaghe sfumature jazz che sposta sempre di più il trio guidato dal pianista Michele Cavallari dalle parti del repertorio più tenebroso del trio di Esbjorn
Svensson ma che conferma una vena compositiva e una voglia di ricerca ancora
vivissime. Otto tracce una più suggestiva dell’altra, con una nona traccia,
disponibile gratuitamente e scoperta cercando ulteriori informazioni sul cd,
che può essere slucchettata previa richiesta sul loro sito ufficiale. Gran
disco.
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