domenica 12 aprile 2020

Recensione: Laura Marling - Song for our Daughter (2020)

LAURA MARLING - Song For Our Daughter (2020)

Al settimo album, con alle spalle tre nomination ai Mercury ed una ai Grammy, ma soprattutto al primo dopo aver passato i 30 anni, Laura è cresciuta e fa i conti con nuove prospettive, anche alla luce del suo recente master in psicanalisi. 
Per più di 10 anni LM è stata identificata con la più classica esponente del NuFolk, evocando immagini di chitarre acustiche e ballate delicate. In questo caso l’evoluzione è verso un genere sempre improntato al cantautorato, ma arricchito di melodie sorprendenti, con cambi di ritmo ed improvvisazioni. Si tratta di una specie di concept album, originariamente previsto per la pubblicazione ad agosto ma che LM ha fortemente voluto condividere in questo momento di quarantena (“In light of the change to all our circumstances, I saw no reason to hold back on something that, at the very least, might entertain, and, at its best, provide some union.”). La mossa è sicuramente generosa ma anche astuta, visto il tempo a disposizione che permette di concentrarsi maggiormente sulla musica e sulle arti in generale e visto che la maggior parte dei musicisti ha pensato di posticipare le uscite a causa della pandemia in corso. 
In realtà la figlia del titolo è solo immaginaria ma le sue tematiche fortemente connotate verso la responsabilità e le conquiste femminili sono ora viste attraverso una lente differente, più adulta e dinamica, immaginate come una lettera d’amore ad una figlia ipotetica. Un lavoro altamente raffinato, con poche percussioni e molto fingerpicking, ricco di arrangiamenti intricati ma sempre profondamente melodici e con la voce di Laura, più cristallina e balsamica che mai. Come già detto in passato nelle precedenti recensioni, Joni Mitchell ha trovato una sicura e degna erede. Da ascoltare: Alexandra, Held Down, Fortune.

Voto:


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