mercoledì 22 aprile 2020

Recensione: The Strokes - The New Abnormal (2020)

THE STROKES - The New Abnormal (2020)
Il sesto album degli Strokes viene dopo un lungo periodo (7 anni) in cui i vari componenti del gruppo hanno lavorato su altri progetti (ultimo dei quali, un concerto per Bernie Sanders, li ha visti tornare insieme in concerto quest’anno) facendo temere lo scioglimento della band. Gli Strokes fanno parte dell’ultima generazione delle rock band, come i Libertines, gli White Stripes, i Kings of Leon, Franz Ferdinand, Interpol, Arctic Monkeys, i Killers, ecc ecc.

Prodotto da Rick Rubin, il sound sembra essersi spostato verso altri territori ma Julian Casablanca e soci ci hanno sempre abituato ai loro incessanti passaggi tra electropop, post-punk e kraut-rock. Quindi dimentichiamoci gli Strokes di Is This It (del resto sono passati 19 anni…) una sorta di album maledizione (un pò come Turn On the Bright Light lo è stato per gli Interpol) dopo il quale ogni successivo lavoro veniva di regola paragonato a quel capolavoro.  Nel disco si sentono Billy Idol, i Modern English, i Psychedelic Furs, perfino i Toto e i Daft Punk. Il risultato è un disco onesto, sincero e convincente: i cinque newyorchesi fanno ancora ottima musica, piena di passione e creatività. Da ascoltare: The Adults Are Talking, Brooklyn Bridge To Chorus, Bad Decisions, Ode To The Mets. 
Voto:

1 commento:

microby ha detto...

In realtà gli Strokes hanno pubblicato un solo capolavoro, il primo album, come hai scritto. Per molti un capolavoro di furbizia: una base rock'n'roll, un pizzico di punk, molta new wave, un accenno synth, parecchio dandysmo metropolitano, e soprattutto una costruzione mediatica ad arte. Sì è vero, non hanno inventato nulla, ma hanno rappresentato i capostipiti di quello che è rimasto (molto trasformato) della musica rock nel nuovo millennio. La pietra miliare del revivalismo/revisionismo. E, come sostiene Mereghetti per altro (il cinema)se hanno segnato un'epoca sono di default imperdibili. Nella non vasta produzione hanno cercato di mutare pelle, più o meno percettibilmente, ma non sono mai andati oltre il piacevole, per quanto mi riguarda. E anche se per l'ultima fatica il titolo non si addice (più logico ora pensare alla loro musica come al "new normal"), è un piacere riascoltarli. Anzi se tutto il disco fosse all'altezza dei primi 4 brani, starei scrivendo del loro migliore dal debutto. Invece cala, e parecchio, di qualità nella seconda parte. La mia canzone preferita è la più melodica ed inusuale del lotto (Sleepless), cantata con insolita partecipazione dal solito svogliato dandysmo di Casablancas. Certo penso che più che per la qualità intrinseca dei loro album, gli Strokes saranno ricordati per la pletora di gruppi che nei due decenni successivi li hanno imitati. E questo è decisamente un grande punto a loro favore.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Sleepless, Bad Decisions, The Adults Are Talking

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