giovedì 14 luglio 2011

I Doors: piccolo compendio di ascolto


Il nostro devoto fan springsteeniano Tone, lettore di questo blog dalla prima ora, mi chiede di spiegargli i Doors. Fosse facile. Si potrebbe andare a rivedersi il (brutto) film di Oliver Stone del 1991 o sicuramente meglio il documentario appena uscito "When you're strange"; oppure si potrebbe parlare del re lucertola, il mitico Jim Morrison, morto a 27 anni a Parigi in una vasca da bagno per cause mai del tutto chiare e sepolto al Pere Lachaise, meta di pellegrinaggi di vecchi e giovani fan (ricordi Cerebus quanto freddo abbiamo patito in quel capodanno di trent'anni fa?).
Sicuramente, tra il 1967 ed il 1973 sono stati il gruppo più importante della scena rock americana con tutto ciò che comportava esserlo in quegli anni: sesso, droga e rock'n'roll. Sono stati sicuramente il gruppo cantore della generazione flower-power (nata a Berkeley e dintorni) anzi, per essere più preciso, dei cosiddetti Yippies il cui obiettivo era quello di deridere la società per innescare una rivoluzione sociale permanente (in compagnia dei vari Jefferson Airplane, Country Joe & The Fish ed altri). Da ciò le esibizioni irriverenti, sarcastiche ed anticonformiste di Morrison e compagnia (con qualche effetto collaterale...vedi foto segnaletica dopo un suo arresto per oscenità in pubblico). Musicalmente rappresentano una delle pietre angolari del rock così come Hendrix, Dylan, Springsteen, Presley, Waits, ecc ecc.
Troppo da dire, troppo da scrivere. La cosa migliore è affidarsi alla scelta delle canzoni, quelle che non devono mancare in ogni playlist.
Break On Through (The Doors, 1967): il 1967 è stato l'anno del loro debutto e questo brano è il primo pezzo dell'album. Morrison canta, urla, grugnisce, insomma un casino tremendo. Il rock sta cambiando.
Light My fire (The Doors, 1967). Primo Hit dei gruppo. Si dice che Morrison la detestasse, da buon anticonformista. Magari era perchè non l'aveva scritta lui, ma Robbie Krieger.
The End (The Doors, 1967). Dodici minuti di emozioni. Impossibile non associarla a Apocalypse Now di Coppola, quando Willard entra nella camera del colonnello Kurtz e lo uccide a colpi di macete.
Love me two times (Strange Days, 1967). Altro pezzo di Krieger. Altra grande hit.
Hello I Love you (Waiting for the sun, 1968). Morrison è sempre più in preda all'alcool ed alle droghe: l'ispirazione non arriva. Il gruppo ripesca allora questa canzone da un vecchio demo di 3 anni prima. Subito al numero 1 in classifica.
Riders on the Storm (L.A. Woman, 1971). L'ultimo registrato da Morrison prima di morire. Manzarek con le sue tastiere illumina il brano.
Roadhouse Blues (An American Prayer, 1978). Era su Morrison Hotel del 1970 ma questa versione con l'annuncio iniziale "Ladies and gentlemen, from Los Angeles, California, The Doors!" è entrata nel mito.

La storia dei Doors è stata brevissima, ma di enorme impatto nella storia della musica. In quei poche anni Jim Morrison bruciò tutto se stesso e si consegnò per sempre al mito.

1 commento:

cerebus64 ha detto...

Già, faceva veramente un freddo cane quella mattina! Comunque non sono passati 30 anni, bensì 25. Eravamo all'Università...
Per combinazione sono appena tornato da una festa di paese (Monteleone sabino). Mentre passeggiavo per le vie del centro storico sento Grace Slick cantare dietro l'angolo. In realtà era il sound check di un gruppetto di Rieti (The Alchemyst), molto al di sopra della media dei gruppi che si esibiscono in questo tipo di eventi. La cantante è un tipetto molto carino con una voce pazzesca. Fanno cover rock di vario genere. Indovinate con cosa hanno iniziato? Yeah, keep your eyes on the road, your hands upon the wheel

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