venerdì 22 luglio 2011

Keith Jarrett, Arcimboldi 22 luglio 2011


Bisogna assolutamente scindere il personaggio e la sua musica.
Il personaggio è peggio di una "primadonna": leggasi l'irritante volantino sopra queste mie parole, unite alle minacce "non verranno eseguiti bis in caso qualcuno sia sorpreso ad effettuare fotografie degli artisti"comunicate a metà del concerto ed accolte tra lo sconcerto ed anche l'ilarità generale. In questo clima non proprio tranquillizzante il concerto inizia con un sentimento di disagio sicuramente non migliorato dall'atteggiamento di Jarrett che, sempre spalle al pubblico, appare infastidito anche dal colpi di tosse e forse addirittura dagli applausi scroscianti alla fine di ogni brano. Il pubblico risulta quasi intimidito dall'atmosfera sicuramente poco tranquillizzante. Bah. Per fortuna Jarrett si è presentato con una camicia rossa su pantaloni neri, accostamento di colori sempre a me caro.
Veniamo alla musica: la sua sublime capacità di accarezzare i tasti facendo sprigionare melodie che lo inducono ad una specie di intensa "trance" artistica è incredibile. Il suo tocco leggero esalta tutti gli "standards", eseguiti con l'inappuntabile collaborazione di Gary Peacock e Jack DeJohnette (forse lievemente sopra le righe in qualche occasione).
I brani eseguiti (grazie a The Student per i suggerimenti): nel primo tempo All of You, Summertime, Stars fell in Alabama, I'm gonna laugh you right out of my life + un blues che nessuno è riuscito a capire cosa fosse. Dopo l'interruzione: Life is just a bowl of cherries e la fantastica Answer me my love di Nat King Cole (con applauso infinito al suo termine), Solar e When will the blues leave in versione decisamente free. Per finire Tennessee waltz e i bis (elargiti nonostante qualche flash birichino): Things ain't what they used to be e Once upon a time.
Vicino a me, Stefano Bollani, appare particolarmente impressionato; proprio come il sottoscritto. Grazie Sandra per avermi spinto ad assistere a questo meraviglioso concerto. Certo, Jarrett è un pò uno s.... però, chissenefrega.

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