giovedì 30 giugno 2011

Bon Iver - Bon Iver

Ho sempre un pò diffidato dei cantautori barbuti, un pò tristi e con chitarra acustica e proprio per questo Bon Iver non l'ho mai preso molto in considerazione. Confesso che è anche merito di Peter Gabriel che riprese la sua Flume nel suo ultimo album di cover "Scratch my back" e del recente viaggio a Londra con relativa visita a HMV ed acquisto del suo sorprendente debutto del 2008 "For Emma, Forever ago" in rigorosa offerta speciale, che mi sono accostato con interesse a Justin Vernon (il suo vero nome, l'altro è la storpiatura inglese del francese Bon Hiver, buon inverno...). Ora che è uscito il suo nuovissimo album ne sono rimasto ipnotizzato. Un disco indubbiamente lento, per certi versi anche un pò cupo: devi concentrarti molto per intercettarne, con notevole fatica, qualche parola di testo. Difficile anche scorgere dei riferimenti: un misto del country-rock acustico e solitario anni '70, del soft-rock anni '80 e della psichedelia anni '90. Un disco assolutamente analogico, con molta attenzione rivolta al tessuto musicale e con profondo lavoro sulla pedal-steel, tastiere, sax, corde, ecc. ecc. Dalle prime note di Perth con una una melodia semplice e sinuosa che sfocia poi in una esplosione musicale stile Crazy Horse, all'ultimo brano Beth/Rest in cui ci sembra di rivivere i tempi di Stevie Winwood e del suo Higher Ground, ci sono tutta una serie di arrangiamenti che vanno da tastiere classicheggianti alla Satie a fiati stile Dave Letterman show.
Appena in tempo per la classifica dei migliori del primo semestre, Justin Vernon ha indubbiamente partorito un disco memorabile.
Voto: ☆☆☆1/2 (intenso)

1 commento:

microby ha detto...

Prima di leggere alcuna recensione a proposito del secondo disco di Bon Iver, dopo più ascolti scrivevo (in una mia cartella di minirecensioni): "Il canadese Justin Vernon, al 2° lavoro dopo l'acclamato "For Emma, Forever Ago", in un indie folk-pop morbido, melodico, cantato in falsetto, a tratti noioso. Tra Iron & Wine/Sparklehorse/Antony & The Johnsons). Voto 6.7/10".
Poi me lo ritrovo osannato dalla critica italiana (compresa quella tua, Luca)e da quella "alternativa" americana (Pitchfork gli ha dato 9.5/10!), ma stroncato dalla bibbia USA (All Music Guide gli ha assegnato un misero 2.5/5). Ma obiettivamente ha raccolto decisamente più consensi che bocciature (86/100 per Metacritic).
Che dire, probabilmente non fa vibrare le mie corde (che pure amano in musica la vena malinconica), così come non mi aveva entusiasmato il superiore "For Emma...".
Vedi Luca, hai tagliato il pizzo ed ora cominciano a piacerti i barbuti!
Mie preferite: Calgary e Towers, ma non ne trovo una terza...

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