Il danese Thomas Dybdahl è uno dei migliori interpreti della ormai fittissima schiera di songwriters dal tono intimistico, arrangiamenti delicati, voce sussurrata, testi malinconici che discendono direttamente da Nick Drake ed hanno ritrovato audience dopo il recente successo (di critica ma anche di mercato) di Damien Rice ed Elliott Smith.Tuttavia al quinto disco (tutti belli ma…tutti uguali) è lecito chiedere al nostro (ed ai suoi colleghi, vedi i recenti William Fitzsimmons, Cass McCombs, Daniel Martin Moore, John Vanderslice, Maximilian Hecker solo per citare alcuni maschi) un’evoluzione dal solito linguaggio, altrimenti si torna al vecchio adagio “comprato uno, comprati tutti”.Detto questo, per chi non conoscesse Thomas Dybdahl anche la sua ultima fatica è meritevole, è di spessore compositivo ed esecutivo, raffinata ed elegante ma non melliflua. Esattamente come i suoi albums precedenti…
Preferite: All Is Not Lost, From Grace, Don’t Lose Yourself
Voto Microby: 7.3/10
1 commento:
Non conosco i lavori precedenti ma questo disco mi sembra un pò depressivo.... Damien Rice è un'altra cosa e Fitzsimmons, a confronto, è un allegrone!
Posta un commento