
Non è la lista dei migliori dell'anno (quella arriva a febbraio) però c'è qualche idea per gli acquisti di fine 2009.

Daevid Allen e Steve Hillage ci avevano storditi con la famosa trilogia di Radio Gnome Invisible dei primi anni '70, il manifesto del free rock così come In The Court of The Crimson King lo è stato per il progressive. Chi ha nostalgia per il flower power ed il rock zappiano deve ascoltarsi questo disco. Un disco di psichedelia, ritmo, groove funky ed addirittura con sovrapposti cori folk e rap (!!). Il migliore disco che Frank Zappa non ha mai inciso.
Il Duca e il Re nella letteratura americana sono i due imbroglioni che con l'inganno vendettero lo schiavo nero Jim agli zii di Tom Sawyer nel libro Le Avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain. Una versione yankee dei nostri Gatto e Volpe collodiani (i due libri sono curiosamente usciti praticamente in contemporanea tra il 1883 e il 1884).
Il Duca (Simone Felice) è uno dei fratelli (il batterista del gruppo) che stanno scrivendo le migliori pagine di roots-music degli ultimi mesi (Yonder Is The Clock è l'ultimo album), il Re (Robert "Chicken" Burke) è un batterista/DJ spesso utilizzato da George Clinton.
Nothing Gold Can Stay è un bel disco di cantautorato, con un bel piglio da "indie-folker", che non potrà non piacere agli amanti della musica acustica americana e non solo.
Fra i pezzi più godibili "If you ever get famous" che apre il disco, "Water spider" e "Summer morning rain"
Qualcuno dice che "Close to the Edge", "Fragile" o "Tales from the topographic ocean" fossero migliori di questo. Io invece sono molto legato a Going For The One: sarà che è stato il primo disco degli Yes che ho mai comprato, sarà che contiene la magnifica Wonderous Stories, ma soprattutto, Awaken, una delle bandiere del progressive con Rick Wakeman al massimo della sua brillantezza, se non ricordo male da poco rientrato nel gruppo (prima al suo posto c'era Tony Moraz). In ogni caso si tratta di un disco fondamentale della storia della musica inglese, senz'altro l'ultimo grande album del gruppo ed una delle ultime gemme del genere prog (in quegli anni avevano già cominciato a farsi largo i primi gruppi punk..). Un'altro dei dischi da portarsi nella famosa isola deserta...

Canterbury è una città ad una sessantina di miglia da Londra, famosa per essere stata l’epicentro di un movimento musicale d’avanguardia negli anni a cavallo del 1970. 
Recupero una magnifica idea di fabius: consegnare alla storia (in fondo pubblicando su questo blog ne rimarrà, bene o male, memoria perenne) quegli album magnifici passati come meteore, andati magari ormai fuori catalogo, oppure solamente dimenticati dagli anni. Insomma gli album che portereste con voi su un'isola deserta anche solo per ricordare i vecchi tempi. Ciascuno di noi ha le sue debolezze, i suoi vizi ed i suoi scheletri nell'armadio: ciascuno di noi ha anche qualcosa di cui vergognarsi, quell'album che ci piace un casino ma che non abbiamo il coraggio di condividere con gli altri. Beh, il blog è lo spazio per tutto questo. Se non avete voglia o tempo di scrivere un commento non importa: basterà anche solo il nome. Datevi da fare!






Sono passati 40 anni da quel giorno. Si era alzato alle 4 del mattino e aveva parlato con la madre fino all'alba, poi era andato a farsi una scatoletta di tonno, il suo rimedio contro la sbornia (!!). Improvvisamente un'emorragia gastrica e la morte dopo poco. Allora aveva solo 47 anni e sicuramente senza di lui non ci sarebbe stata gran parte della musica rock, quella che canta i disperati, i vagabondi ed i peccatori: Bob Dylan non sarebbe Bob Dylan, ma neanche Bruce Springsteen o Tom Waits o Willie DeVille, o Neil Young o chissà quanti altri ancora. Rimani nei nostri cuori, Jack Kerouac.

'sto tizio (Peter Bull) è un mago. La sua unica passione è mixare perfettamente più brani utilizzando come base un un unico pezzo: sul suo sito ce ne sono svariati ed il migliore è senz'altro quello su Viva la Vida dei Coldplay. Anche questo però non è niente male: ci sono Jason Mraz, Howie Day, Five for Fighting, Angela Ammonds (non so chi sia), Boyzone (qua siamo decisamente caduti in basso) e Doors Down.
Bene bene, vediamo se riusciamo a creare un pò di discussione. Propongo la mia classifica:
Sono tornati. Nel 2004 Trey Anastasio aveva annunciato lo scioglimento definitivo del gruppo, a suo dire per evitare il rischio di continuare a ripetersi. Dopo 5 anni in cui solo Anastasio aveva prodotto un paio di album veramente buoni, in mezzo ad altri lavori non particolarmente riusciti (in particolare quella schifezza di album tutto chitarra e orchestra) e mentre tutti gli altri del gruppo si erano un pò persi, hanno pensato bene di riprendere l'attività (anche dal vivo) con questo che pertanto rappresenta il 14° album della band. I Phish sono stati più o meno universalmente accostati ai Grateful Dead e, per stare un pò di più ai nostri giorni, alla Dave Matthews Band, sia per la potenza dei loro show che per il seguito di culto dei loro fan. I brani dell'album sono complessivamente molto buoni e, pur non raggiungendo le vette di quelli del classico Billy Breathes, sono tutti destinati ad essere un'ottima base per i loro concerti: in particolare mi sono piaciuti assai "Backwards down the number line" e "Light" mentre mi ha un pò annoiato quello che probabilmente doveva essere il pezzo cult del disco, "Time turns elastic" con i suoi 13 minuti sospesi tra i vecchi Utopia di Todd Rundgren e gli Yes di Tales from topographic ocean.
Il 1969 è stato un anno importante nella storia del rock. E' stato l'anno di In the Court of the Crimson King, di Abbey Road, di Let it bleed, di Tommy, di Ummagumma, di Astral Weeks, dei grandi concerti live dei Creedence, Jefferson Airplane e Grateful Dead e soprattutto di Woodstock. Dopo 9 mesi dal precedente, assai promettente, esordio (LZ 1), Jimmy Page e compagni pubblicano nel mese di ottobre questo nuovo album con pezzi scritti durante la lunga tournee come gruppo spalla dei Vanilla Fudge. Un album che, personalmente, ritengo uno dei migliori del gruppo perchè perfetta sintesi espressiva di rock e blues: ed in effetti è impossibile non sentirvi Willie Dixon, Robert Johnson, Howlin' Wolf, Sonny Boy Williamson e compagnia bella (mi sembra anzi di ricordare che qualcuno di loro li abbia portati in tribunale per aver pescato a pieni mani dal loro repertorio...). Non c'è dubbio che alcuni brani del disco sono iscritti a caratteri cubitali nelle pagine della storia del rock: il brano di apertura, Whole Lotta Love e poi Bring it on home, Heartbreaker, Ramble On, Moby Dick. Si può senz'altro dire che con questo album sia nato il genere Hard Rock, con i suoi riff chitarristici acidi e distorti, le parti vocali con urla taglienti come rasoi alternate a gemiti sussurrati e le batterie percosse con estrema potenza. Senza quest'album e questo gruppo non ci sarebbero stati Van Halen, Steve Vai, Ac/Dc, Metallica e compagnia bella. Jon Landau, che pure aveva visto per primo la grandezza di Bruce Springsteen e ne aveva contribuito a lanciare il mito scrisse, in occasione di quest'album, che i LZ erano un gruppo senza futuro: infatti... 

Di ritorno dagli USA.
Ascoltando questo nuovo disco mi sono tornate in mente alcune delle sue migliori ballate, acustiche e raffinate : Telegraph Road, Private Investigations, Ragpicker's Dream, Back to Tupelo. Un lavoro nel solco del suo precedente Kill to get Crimson in cui aveva fatto del folk-rock la sua bandiera: forse pecca un pò di autoreferenzialità e questo è senz'altro il limite maggiore di questo disco. Tuttavia ha anche il pregio di riuscire a fondere con raffinatezza atmosfere folk tradizionali celtiche con il country blues più tipicamente americano. Che dire: io ho un debole per Knopfler e la sua Fender per cui gli rifilo un bel 4 stelle!Se fossi nel New Jersey in questi giorni diventerei matto. Il Boss sta eseguendo per intero, uno ad uno i suoi dischi classici.
Godetevi sto brano nuovo di zecca!!!
Lo stiamo inseguendo da un paio d'anni: nel senso che dopo uno stupendo concerto agli Arcimboldi nel 2008 ed uno altrettanto stupendo a Padova nel 2009 (almeno a sentire chi l'ha visto) speriamo che l'anno venturo sia quello buono, sempre che il bravo ed entusiasta Adolfo Galli riesca ancora nell'impresa di portarlo in Italia. Ma veniamo al disco: 'sto ragazzo tra il 1969 ed il 1970, con la sua banda, i Creedence Clearwater Revival, mise in classifica una dozzina di brani splendidi tra i quali vanno ricordati: Proud Mary, Green River, Fortunate Son, Who'll stop the rain, Have you ever seen the rain, ecc ecc. Memore di tale curriculum e alla luce dei magnifici concerti degli ultimi due anni, mi aspettavo un gran disco. Invece no. Stavolta non ci siamo: l'ho ascoltato e riascoltato, ma, niente da fare, nessuna canzone mi è rimasta appiccicata al cervello. Vabbè, in effetti anche questo disco non è diverso da tutti i suoi ultimi lavori, ma, a parte l'interessante partecipazione di Bruce Springsteen e Don Henley, non è che mi abbia incantato. Questo non vuol dire che non meriti la nostra presenza ad una esibizione dal vivo..

# 9 Racing in the streets (da Darkness..). Storia di passioni automobilistiche, di macchine truccate, ma senza chitarre urlanti o batterie frenetiche: tutto quello che si sente sono il piano evocativo di Roy Bittan inframmezzato dalla batteria "gentile" di Max Weinberg e dall'organo del compianto Danny Federici.
# 14 American Skin-41 shots (da Live in New York City). L'ispirazione viene dalla morte di Amadou Diallo, un immigrato di colore ucciso per errore nel 1999 dalla polizia di New York. Quando la fece nei suoi primi concerti la polizia non la prese molto bene, ma ascoltandola bene ciò che traspare è l'incredulità di come sia potuto succedere (e di come succeda anche in Italia, non solo negli USA...).
E' il vero mito del rock. Ancora più di Dylan perchè a differenza sua è ancora in grado alla sua età di raccogliere a ogni giro una generazione nuova e nuovi fans, facendo poi sempre le stesse cose. Ispirato dal suo recente compleanno (60 anni; ne sono passati 30 da quelli festeggiati al Madison Square Garden con No Nukes...) ho messo giù la lista dei miei pezzi preferiti, quelli che vorrei facesse ad ognuno dei concerti cui partecipo.
Ian Hunter è il vero e definitivo rock&roll loser. Manca il grande successo da quarant'anni, nonostante sia stato parte prima di quella band britannica di culto dal nome di Mott The Hoople (un unico successo: All The Young Dudes scritto appositamente da David Bowie) e nonostante poi con la produzione solista sia riuscito a fondere il songwriting di Bob Dylan con il rock & roll dei Rolling Stones e con il brit glam dei seventies. Negli ultimi vent'anni ha tenuto un basso profilo con un pugno di lavori meno sofisticati a cui non sono mai mancate splendide ballate: l'ultimo Shrunken Heads del 2007 mi era piaciuto non poco e Man Overboard di quest'anno fa capire fin dalla copertina che Ian ha raccolto le forze per la zampata del vecchio leone. Ma non poteva comunque lasciar sospettare un tale gioiello. Tra i brani migliori, da segnalare "Man Overboard", una ballata robusta che si apre con un'armonica dilaniana, "Arms And Legs", giocata su quella voce roca che fa di Hunter un fuoriclasse, "River Of Tears", una canzone con echi di Bob Seger, Graham Parker e Bruce Springsteen.Non vi sembra quasi che l'abbia scritta lui?





Ultimamente sto ascoltando sempre più cantautrici di ottimo livello. Sara Lov, nativa delle isole Hawaii è la voce solista dei Devics, gruppo di nicchia di acoustic-folk. In questo suo primo disco solista, pur aiutata dal fido compagno dei Devics, Dustin O'Halloran, SL ci propone un lavoro evocativo e vagamente malinconico con alcune gemme quali la bellissima "Animals" in duetto con Alex Church dei Sea Wolf, "New York" o la più gettonata "Fountain" e la cover di "Old friends" di Simon & Garfunkel. Sullo sfondo rimane sempre una impronta indie pop impreziosita da una voce incantevole: chi l'ha vista dal vivo a Milano nel maggio scorso racconta di un "concerto intimo ed elegante". Insomma un disco da ricordare e da ascoltare in quest'ultimo scorcio d'estate.Fantastico brano, già apprezzato sul cd recensito tempo fa.
Grazie a Fabius per la segnalazione.
Avevo appena parlato di Regina Spektor ed ecco la sua anima gemella: Tori Amos ultimamente si è data ai concept album e tutto ciò ha forse dato fastidio ai molti che la amavano per quella della sperimentazione tout court dei primi album (dal 1992 ql 98). In effetti tra gli ultimi lavori non è che ci fossero dei gran capolavori. Quest'ultimo è invece, a mio parere, ben riuscito: nella sua diversità di generi si va dal triphop stile Portishead al folkrock stile Joni Mitchell o Kate Bush, salendo verso atmosfere soft jazz. Magari due-tre pezzi avrebbero potuto starne fuori, anche per non esagerare troppo con la durata del disco (17 brani per più di 70 minuti), ma complessivamente si tratta di un lavoro molto piacevole e utile a chi vuole godersi la raffinata versatilità di Tori Amos. Da ascoltare "Not Dying today", "Welcome to England" e "Lady in Blue".Quando l'ho sentita sono saltato sulla sedia. Mamma mia, mai sentito un mix di gospel, funk e blues così scatenato! Qualcuno lo porti in Italia! Grandissimo Mike Farris!!!
Scoperta per caso su iTunes. Il pezzo non è male: orecchiabile e pop. Il particolare è che ha utilizzato l'iPhone per fare la demo di questo pezzo e del resto dell'album. Anzi sembra che abbia usato l'iphone per sostituire l'intera band di supporto. Questo sì che è un grande!

ALLO DARLIN' (2025) Bright Nights Genere : Indie Pop, Chamber pop Simili : The Gentle Spring, Field Mice, Belle and Sebastian, Cam...