Grazie a Stefano, che mi ha inviato questo album, ho fatto un bellissimo viaggio nel tempo. Complice la lingua francese in un paio di brani, ma soprattutto l’atmosfera generale delle composizioni e degli arrangiamenti (essenziali: nessuna sezione ritmica, solo violino e violoncello ma soprattutto il nitido suono arpeggiato della kora africana suonata dal bretone Yann Tambour) ho rivissuto le magie di Alan Stivell e del Dan Ar Bras acustico (è sufficiente immaginare l’arpa celtica e la cornamusa al posto di kora e violino).
Negli anni ’70 questo disco sarebbe stato considerato un piccolo capolavoro. Ora è “solo” bello: lo appesantiscono i brani, un filo noiosetti, di soli kora e voce; ma che delizia quelli arricchiti dagli archi (Shields e Le bleu et l’éther), o l’originalissima cover di What Difference Does It Make? (Smiths!), che apre al nostro solista le possibilità pop finora riferibili ad un altro Yann, il più famoso conterraneo Tiersen.
Preferite: Shields, Le bleu et l’éther, What Difference Does It Make?
Voto Microby: 7/10
5 commenti:
Interessante anche se forse un pò troppo ermetico....
D'accordo. Decisamente non un disco da ascoltare in sottofondo.
Ma ti ricordi nei '70 quante ore (e seghe...mentali) ci facevamo con Canterbury, Prog e folk anglo-scoto-irlandese?? Aggiungo: ho l'impressione che gli appassionati HiFi potrebbero godere della nitidezza/brillantezza del suono della Kora
Stai parlando con uno che quelle seghe mentali se le fa ancora...(mea culpa mea culpa). IO AMO IL CANTERBURY SOUND ed IL PROG ANNI '70! Ancora mi commuovo quando sento i Caravan, i Gong, Camel, Gentle Giant e compagnia bella.... In effetti i miei capelli tendono ad imbiancare....
Io credo che a fine anno questo disco entrerà nella top 10. Così finalmente la finiamo con queste lagne della ECM :-))
Tu devi essere l'appassionato ECM di cui mi aveva accennato microby....
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